Costume e Società

14 milioni di anziani in attesa del decreto Anziani, avverte Fondazione Gimbe

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14 Ottobre 2024

Il 24% della popolazione residente in Italia al primo gennaio 2023, ovvero 14.181.297 di persone, beneficerà delle misure previste dal decreto Anziani predisposto dal Governo, secondo i dati Istat. Questo include 9.674.627 individui nella fascia 65-69 anni (anziani) e 4.506.670 over 80 (grandi anziani). "Questo numero aumenterà nei prossimi anni secondo le proiezioni demografiche, generando un incremento progressivo dei costi socio-sanitari", ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante un'audizione presso la X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato del Senato in relazione al decreto Anziani. "Entro il 2050, gli over 65 sfioreranno i 18,8 milioni secondo le proiezioni Istat, pari al 34,5% della popolazione residente, circa 4,6 milioni in più rispetto al 2022", ha aggiunto Cartabellotta.

"Sebbene formalmente inserite nei Lea, le prestazioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale, semi-residenziale, domiciliare e territoriale sono finanziate solo in parte dalla spesa sanitaria pubblica. Un'esigua parte viene erogata dai Comuni (in denaro o in natura), mentre la maggior parte è sostenuta tramite provvidenze in denaro erogate dall'Inps", ha osservato Cartabellotta.

Nel 2022, la spesa socio-sanitaria ha raggiunto un totale di 44.873,6 milioni di euro, con 16.897 milioni di euro destinati alle prestazioni di assistenza sanitaria a lungo termine (Ltc), di cui il 76% finanziato con la spesa pubblica, come riportato da Gimbe. L'Inps ha erogato complessivamente 25.332,4 milioni di euro, mentre i Comuni hanno erogato 1.822,2 milioni di euro. Il Fondo nazionale per le non autosufficienze nel 2022 era pari a 822 milioni di euro.

"Ai quasi 45 miliardi di spesa socio-sanitaria si aggiungono i fondi per la non autosufficienza erogati dalle singole Regioni. Tuttavia, su queste risorse non esiste alcuna ricognizione effettuata da enti pubblici o privati e le risorse non sono stanziate in maniera continuativa", ha evidenziato Cartabellotta.

Sulle diseguaglianze regionali nell'accesso ai servizi socio-sanitari, Cartabellotta ha osservato che "il Nuovo sistema di garanzia che il ministero della Salute usa per monitorare gli adempimenti delle Regioni ai Lea dispone tre indicatori 'core' sulle misure contenute nel decreto". Questi indicatori evidenziano enormi diseguaglianze nelle performance regionali. In generale, le Regioni del Sud si trovano a fondo classifica, con la Campania che ha solo 4,1 persone assistite per 1.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di 40,2. 

Nel capitolo delle cure palliative, l'indicatore definisce il rapporto tra il numero di deceduti per tumore assistiti dalla rete di cure palliative e il totale dei deceduti per tumore. Questo varia considerevolmente tra le regioni, con il Veneto al 56,2% e la Calabria al 4,5%. Solo 5 Regioni risultano adempienti secondo i parametri definiti dal ministero: Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana e Veneto.


Il 24% della popolazione residente in Italia al primo gennaio 2023, ovvero 14.181.297 di persone, beneficerà delle misure previste dal decreto Anziani predisposto dal Governo, secondo i dati Istat. Questo include 9.674.627 individui nella fascia 65-69 anni (anziani) e 4.506.670 over 80 (grandi anziani). "Questo numero aumenterà nei prossimi anni secondo le proiezioni demografiche, generando un incremento progressivo dei costi socio-sanitari", ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante un'audizione presso la X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato del Senato in relazione al decreto Anziani. "Entro il 2050, gli over 65 sfioreranno i 18,8 milioni secondo le proiezioni Istat, pari al 34,5% della popolazione residente, circa 4,6 milioni in più rispetto al 2022", ha aggiunto Cartabellotta.

"Sebbene formalmente inserite nei Lea, le prestazioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale, semi-residenziale, domiciliare e territoriale sono finanziate solo in parte dalla spesa sanitaria pubblica. Un'esigua parte viene erogata dai Comuni (in denaro o in natura), mentre la maggior parte è sostenuta tramite provvidenze in denaro erogate dall'Inps", ha osservato Cartabellotta.

Nel 2022, la spesa socio-sanitaria ha raggiunto un totale di 44.873,6 milioni di euro, con 16.897 milioni di euro destinati alle prestazioni di assistenza sanitaria a lungo termine (Ltc), di cui il 76% finanziato con la spesa pubblica, come riportato da Gimbe. L'Inps ha erogato complessivamente 25.332,4 milioni di euro, mentre i Comuni hanno erogato 1.822,2 milioni di euro. Il Fondo nazionale per le non autosufficienze nel 2022 era pari a 822 milioni di euro.

"Ai quasi 45 miliardi di spesa socio-sanitaria si aggiungono i fondi per la non autosufficienza erogati dalle singole Regioni. Tuttavia, su queste risorse non esiste alcuna ricognizione effettuata da enti pubblici o privati e le risorse non sono stanziate in maniera continuativa", ha evidenziato Cartabellotta.

Sulle diseguaglianze regionali nell'accesso ai servizi socio-sanitari, Cartabellotta ha osservato che "il Nuovo sistema di garanzia che il ministero della Salute usa per monitorare gli adempimenti delle Regioni ai Lea dispone tre indicatori 'core' sulle misure contenute nel decreto". Questi indicatori evidenziano enormi diseguaglianze nelle performance regionali. In generale, le Regioni del Sud si trovano a fondo classifica, con la Campania che ha solo 4,1 persone assistite per 1.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di 40,2. 

Nel capitolo delle cure palliative, l'indicatore definisce il rapporto tra il numero di deceduti per tumore assistiti dalla rete di cure palliative e il totale dei deceduti per tumore. Questo varia considerevolmente tra le regioni, con il Veneto al 56,2% e la Calabria al 4,5%. Solo 5 Regioni risultano adempienti secondo i parametri definiti dal ministero: Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana e Veneto.

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