Costume e Società

Anziani e disabili: necessaria una nuova riforma per sostenere le spese dell’assistenza sanitaria

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15 Ottobre 2024

Con 13,8 milioni di anziani l’Italia rappresenta uno dei paesi con il più alto livello di popolazione Over 65: l’esigenza di garantire forme di sostegno più valide e durature ha evidenziato la necessità di progettare nuove riforme, in grado di tutelare gli anziani e i disabili nella loro quotidianità e di salvaguardare la validità dei servizi del sistema sanitario. Le ipotesi avanzate nella Legge di bilancio 2022 hanno infatti permesso alle Istituzioni di ideare nuove predisposizioni a supporto dei più fragili, con l’introduzione nel nostro sistema legislativo del “Sistema integrato di assistenza agli anziani non autosufficienti”, indicato dal PNRR. In Italia, infatti, i disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono 3,1 milioni, circa il 5,2% della popolazione, con una spesa per il Long Term Care di circa lo 0,7% del Pil, ovvero la metà rispetto a quella dei Paesi Ocse: per garantire una qualità efficiente delle prestazioni, risulta quindi necessario effettuare investimenti capaci di assicurare la riuscita di diverse tipologie di intervento, come i servizi sociosanitari, le indennità di accompagnamento, le agevolazioni fiscali e altre misure connesse al supporto per i disabili. 

La nuova riforma, secondo il parere del “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza”, una coalizione di Organizzazioni e sindacati di pensionati tra cui “Anap Confartigianato”, dovrebbe contenere più precise indicazioni circa i servizi fondamentali relativi all’assistenza degli anziani non autosufficienti: gli aiuti domiciliari, residenziali, semi-residenziali e l’abitare necessitano infatti di essere ridefiniti in un sistema integrato sociale e sanitario, al fine di assicurare una corretta soddisfazione delle esigenze. Il passaggio dall’attuale modello di assistenza, caratterizzato da un’offerta frammentata, ad una proposta più incline alle specifiche richieste, costituisce la soluzione più adeguata per implementare il nuovo piano designato: un’attenta formazione del personale, il potenziamento della medicina e la ridefinizione della dimensione sociale della relazione costituiscono gli obiettivi prioritari della proposta, che potrebbero guidare il paese verso una nuova visione di sanità, contraddistinta da offerte personalizzate. L’abbandono della logica di remunerazione del singolo servizio e l’adozione di un budget di filiera permetterebbero di incontrare con maggiore facilità le domande della popolazione anziana, residente nelle principali strutture socio-sanitarie come Rsa e Case di riposo.

L’aumento del numero di ore di assistenza e l’incremento delle tariffe non permettono ad oggi di garantire un livello di qualità dell’offerta tale da avere standard simili a quelli degli altri paesi europei: infatti, un più oneroso finanziamento delle prestazioni, che non dovrebbe essere elargito solo dal “Fondo per le non autosufficienze” ma anche dal “Fondo Sanitario Nazionale per l’assistenza sanitaria integrata ai non autosufficienti”, consentirebbe l’erogazione di risorse in grado di risanare le situazioni di emergenza, già riscontrate nel corso degli anni ed ulteriormente messe in risalto dalla pandemia. 

Nello specifico, il Rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza” realizzato dalla “Fondazione per la Sussidiarietà”, in collaborazione con Cesc , Università degli Studi di Bergamo, Crisp , Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Parma, e con la partecipazione di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia, ha evidenziato come l’Italia investa ancora molto poco nell’assistenza per anziani e persone con disabilità, dove le risorse sono solo il 2,5% del PIL, un punto sotto alla media dei paesi Ocse più sviluppati e due meno della Germania, che si trova tutt’ora al primo posto. Il declino del settore pubblico e l’avanzamento di quello privato hanno inoltre incentivato il ruolo delle Organizzazioni non profit, che costituiscono una valida soluzione per molti nuclei familiari: l’articolazione dei servizi, attraverso la nuova riforma, necessita di essere revisionata per favorire l’incremento e lo sviluppo di nuove forme di cura, con soluzioni che sappiano distinguere la diversità dei bisogni, delle patologie, delle disabilità e delle condizioni economiche di ciascuno. 


Con 13,8 milioni di anziani l’Italia rappresenta uno dei paesi con il più alto livello di popolazione Over 65: l’esigenza di garantire forme di sostegno più valide e durature ha evidenziato la necessità di progettare nuove riforme, in grado di tutelare gli anziani e i disabili nella loro quotidianità e di salvaguardare la validità dei servizi del sistema sanitario. Le ipotesi avanzate nella Legge di bilancio 2022 hanno infatti permesso alle Istituzioni di ideare nuove predisposizioni a supporto dei più fragili, con l’introduzione nel nostro sistema legislativo del “Sistema integrato di assistenza agli anziani non autosufficienti”, indicato dal PNRR. In Italia, infatti, i disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono 3,1 milioni, circa il 5,2% della popolazione, con una spesa per il Long Term Care di circa lo 0,7% del Pil, ovvero la metà rispetto a quella dei Paesi Ocse: per garantire una qualità efficiente delle prestazioni, risulta quindi necessario effettuare investimenti capaci di assicurare la riuscita di diverse tipologie di intervento, come i servizi sociosanitari, le indennità di accompagnamento, le agevolazioni fiscali e altre misure connesse al supporto per i disabili. 

La nuova riforma, secondo il parere del “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza”, una coalizione di Organizzazioni e sindacati di pensionati tra cui “Anap Confartigianato”, dovrebbe contenere più precise indicazioni circa i servizi fondamentali relativi all’assistenza degli anziani non autosufficienti: gli aiuti domiciliari, residenziali, semi-residenziali e l’abitare necessitano infatti di essere ridefiniti in un sistema integrato sociale e sanitario, al fine di assicurare una corretta soddisfazione delle esigenze. Il passaggio dall’attuale modello di assistenza, caratterizzato da un’offerta frammentata, ad una proposta più incline alle specifiche richieste, costituisce la soluzione più adeguata per implementare il nuovo piano designato: un’attenta formazione del personale, il potenziamento della medicina e la ridefinizione della dimensione sociale della relazione costituiscono gli obiettivi prioritari della proposta, che potrebbero guidare il paese verso una nuova visione di sanità, contraddistinta da offerte personalizzate. L’abbandono della logica di remunerazione del singolo servizio e l’adozione di un budget di filiera permetterebbero di incontrare con maggiore facilità le domande della popolazione anziana, residente nelle principali strutture socio-sanitarie come Rsa e Case di riposo.

L’aumento del numero di ore di assistenza e l’incremento delle tariffe non permettono ad oggi di garantire un livello di qualità dell’offerta tale da avere standard simili a quelli degli altri paesi europei: infatti, un più oneroso finanziamento delle prestazioni, che non dovrebbe essere elargito solo dal “Fondo per le non autosufficienze” ma anche dal “Fondo Sanitario Nazionale per l’assistenza sanitaria integrata ai non autosufficienti”, consentirebbe l’erogazione di risorse in grado di risanare le situazioni di emergenza, già riscontrate nel corso degli anni ed ulteriormente messe in risalto dalla pandemia. 

Nello specifico, il Rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza” realizzato dalla “Fondazione per la Sussidiarietà”, in collaborazione con Cesc , Università degli Studi di Bergamo, Crisp , Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Parma, e con la partecipazione di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia, ha evidenziato come l’Italia investa ancora molto poco nell’assistenza per anziani e persone con disabilità, dove le risorse sono solo il 2,5% del PIL, un punto sotto alla media dei paesi Ocse più sviluppati e due meno della Germania, che si trova tutt’ora al primo posto. Il declino del settore pubblico e l’avanzamento di quello privato hanno inoltre incentivato il ruolo delle Organizzazioni non profit, che costituiscono una valida soluzione per molti nuclei familiari: l’articolazione dei servizi, attraverso la nuova riforma, necessita di essere revisionata per favorire l’incremento e lo sviluppo di nuove forme di cura, con soluzioni che sappiano distinguere la diversità dei bisogni, delle patologie, delle disabilità e delle condizioni economiche di ciascuno. 

Case di riposo, rsa e case famiglia