Salute e benessere

Anziani e pandemia: il ritorno ad una “nuova normalità” grazie al vaccino anti-Covid

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17 Ottobre 2024

L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Corona virus ha inevitabilmente stravolto la vita di ciascun individuo: le restrizioni volte a tutelare la salute dei cittadini hanno arrecato gravi conseguenze non solo all’efficienza del sistema sanitario, ma anche alla quotidianità dei più fragili, gli anziani. La popolazione anziana, essendo quella maggiormente esposta a rischi e limitazioni, è stata infatti costretta a modificare rapidamente comportamenti ed abitudini, che hanno provocato sia un peggioramento generale del benessere psico-fisico, che della qualità della vita. Con il progresso della ricerca, medici e ricercatori hanno però in breve tempo gettato le basi per un possibile ritorno alla normalità, grazie alla creazione di un vaccino in grado di salvaguardare le condizioni dell’intera società.

Il vaccino, inteso come strumento di prevenzione e di difesa, costituisce al giorno d’oggi l’unica soluzione idonea a contrastare l’irruenza del virus: grazie alla campagna vaccinale promossa dalle Istituzioni nazionali, e fortemente sollecitata sia nelle Residenze per anziani che nelle Case di riposo, gli anziani hanno la possibilità di guardare al futuro con maggiore ottimismo e fiducia. In Italia, infatti, con la somministrazione del ciclo vaccinale, il 92,4% degli Over 70 risulta attualmente protetto: nonostante i dati rilevino che il 5,6% dei 10.467.00 ultrasettantenni sia ancora in attesa di ricevere una dose, risulta per gli esperti fondamentale incentivare non solo l’importanza delle somministrazioni, ma anche della necessità di sviluppare nuove forme di assistenza. La pandemia, generando grande incertezza e preoccupazione, ha permesso di riflettere sulle evidenti inefficienze del sistema, rivelandone carenze e lacune: la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, secondo la quale il vaccino ha avuto il merito di diffondere grande speranza tra gli individui, ha difatti affermato l’importanza di un ritorno alla normalità per poter garantire una nuova e più efficace erogazione di risorse e di servizi

Come afferma Francesco Landi, Presidente della SIGG, “le restrizioni, pur doverose per proteggere la salute dei più fragili, hanno avuto e rischiano di continuare ad avere un grave impatto sul benessere fisico e cognitivo degli anziani: questo perché l'isolamento da una parte riduce l'attività fisica con conseguenze negative soprattutto per chi soffre di patologie come osteoporosi, artrosi, malattie neurologiche come il Parkinson, diabete, malattie cardiovascolari; dall'altra peggiora il tono dell'umore e la performance cognitiva, con ripercussioni sul benessere emotivo. Serve anche una riorganizzazione delle Rsa per renderle più omogenee sul territorio nazionale e, per esempio, rendere ovunque obbligatoria la presenza di geriatri o infermieri notturni, per elevare ulteriormente gli standard. È necessario ripensare l'intero sistema dell'assistenza perché sia finalmente adeguato alle reali esigenze degli anziani, per esempio aumentando l'offerta di servizi a domicilio oppure in strutture intermedie che possano ridurre l'istituzionalizzazione dopo eventi acuti, riattivando percorsi di cura ambulatoriali e di Day Hospital, ma anche promuovendo la formazione in geriatria in medicina e nelle professioni sanitarie". Incentivare il ritorno ad una “nuova normalità” risulta essere fondamentale per assicurare risposte appropriate alle molteplici esigenze della popolazione: la necessità di soddisfare adeguatamente i bisogni dei più fragili ha condotto le Istituzioni ad individuare corrette forme di assistenza, che sappiano soprattutto incentivare il ruolo delle Rsa come luoghi sicuri e validi per la cura e la gestione degli anziani.

L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Corona virus ha inevitabilmente stravolto la vita di ciascun individuo: le restrizioni volte a tutelare la salute dei cittadini hanno arrecato gravi conseguenze non solo all’efficienza del sistema sanitario, ma anche alla quotidianità dei più fragili, gli anziani. La popolazione anziana, essendo quella maggiormente esposta a rischi e limitazioni, è stata infatti costretta a modificare rapidamente comportamenti ed abitudini, che hanno provocato sia un peggioramento generale del benessere psico-fisico, che della qualità della vita. Con il progresso della ricerca, medici e ricercatori hanno però in breve tempo gettato le basi per un possibile ritorno alla normalità, grazie alla creazione di un vaccino in grado di salvaguardare le condizioni dell’intera società.

Il vaccino, inteso come strumento di prevenzione e di difesa, costituisce al giorno d’oggi l’unica soluzione idonea a contrastare l’irruenza del virus: grazie alla campagna vaccinale promossa dalle Istituzioni nazionali, e fortemente sollecitata sia nelle Residenze per anziani che nelle Case di riposo, gli anziani hanno la possibilità di guardare al futuro con maggiore ottimismo e fiducia. In Italia, infatti, con la somministrazione del ciclo vaccinale, il 92,4% degli Over 70 risulta attualmente protetto: nonostante i dati rilevino che il 5,6% dei 10.467.00 ultrasettantenni sia ancora in attesa di ricevere una dose, risulta per gli esperti fondamentale incentivare non solo l’importanza delle somministrazioni, ma anche della necessità di sviluppare nuove forme di assistenza. La pandemia, generando grande incertezza e preoccupazione, ha permesso di riflettere sulle evidenti inefficienze del sistema, rivelandone carenze e lacune: la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, secondo la quale il vaccino ha avuto il merito di diffondere grande speranza tra gli individui, ha difatti affermato l’importanza di un ritorno alla normalità per poter garantire una nuova e più efficace erogazione di risorse e di servizi

Come afferma Francesco Landi, Presidente della SIGG, “le restrizioni, pur doverose per proteggere la salute dei più fragili, hanno avuto e rischiano di continuare ad avere un grave impatto sul benessere fisico e cognitivo degli anziani: questo perché l'isolamento da una parte riduce l'attività fisica con conseguenze negative soprattutto per chi soffre di patologie come osteoporosi, artrosi, malattie neurologiche come il Parkinson, diabete, malattie cardiovascolari; dall'altra peggiora il tono dell'umore e la performance cognitiva, con ripercussioni sul benessere emotivo. Serve anche una riorganizzazione delle Rsa per renderle più omogenee sul territorio nazionale e, per esempio, rendere ovunque obbligatoria la presenza di geriatri o infermieri notturni, per elevare ulteriormente gli standard. È necessario ripensare l'intero sistema dell'assistenza perché sia finalmente adeguato alle reali esigenze degli anziani, per esempio aumentando l'offerta di servizi a domicilio oppure in strutture intermedie che possano ridurre l'istituzionalizzazione dopo eventi acuti, riattivando percorsi di cura ambulatoriali e di Day Hospital, ma anche promuovendo la formazione in geriatria in medicina e nelle professioni sanitarie". Incentivare il ritorno ad una “nuova normalità” risulta essere fondamentale per assicurare risposte appropriate alle molteplici esigenze della popolazione: la necessità di soddisfare adeguatamente i bisogni dei più fragili ha condotto le Istituzioni ad individuare corrette forme di assistenza, che sappiano soprattutto incentivare il ruolo delle Rsa come luoghi sicuri e validi per la cura e la gestione degli anziani.

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