Costume e Società

Anziani non autosufficienti: il 58% delle famiglie preferisce assumere una badante piuttosto che ricorrere a una RSA

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17 Ottobre 2024

Una delle decisioni più difficili da prendere per le famiglie che hanno tra i propri componenti anziani non autosufficienti è quella di scegliere tra l'assistenza all'interno del contesto familiare o l'affidamento della cura dell'anziano ad una RSA. Il punto principale che permea il dubbio di molte famiglie coinvolte al momento della scelta si basa sul principio che, in una RSA, gli anziani non autosufficienti potranno usufruire di servizi che difficilmente potrebbero essere presi completamente in carico dai familiari. Allo stesso tempo, la permanenza dell'anziano all'interno del contesto domiciliari consentirebbe la continuità dei rapporti familiari e quella socialità che, molte volte, le RSA non riescono a garantire pienamente.

La ricerca “Benessere familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”, condotta dal Censis-Assindatacolf ha indagato ampiamente su questi temi. Tra le principali rivelazioni del documento c'è il fatto che più della metà delle famiglie italiane preferisce che i propri anziani non autosufficienti restino a casa, accudito da un assistente familiare. In particolare, il 58,5% delle famiglie preferisce ancora assumere una badante, contro il 41,5% disposto a ricorrere a una RSA per la cura dell’anziano.

Degno di nota è anche il fatto che più sono anziani, maggiore è la loro avversione al ricorso ad una RSA: il 69,5% degli over 64 è contrario, a differenza di chi ha fino a 54 anni, dove il 50,8% non ricorrerebbe ad una RSA, preferendo, in questo modo, assumere una badante. Ancora rappresentativa è l'opposizione all'utilizzo delle strutture pubbliche. Solo il 5,7% degli over 64  utilizzerebbe questo servizio, se necessario.

Le motivazioni 


Il motivo per cui permane la sfiducia nel modello organizzativo della RSA risiede nel dubbio sulla qualità dell'ambiente e sulle relazioni che si potrebbero mantenere all'interno delle strutture. Le famiglie che hanno deciso di ricorrere ad una RSA sono consapevoli che è difficile mantenere, nella RSA, la stessa attenzione che l'anziano non autosufficiente avrebbe nell'ambiente familiare (59%). C'è anche la convinzione che l'allontanamento da casa possa avere conseguenze negative per gli anziani (20,8%). Un altro fattore è che c'è l'idea che, all'interno delle RSA, gli interessi economici prevalgono sui bisogni dei pazienti.

Chi opta per una RSA, invece, è motivato principalmente dalla professionalità di chi opera nelle strutture (63,3%), dell'importo della retta da pagare (9,1%) e dalla vicinanza della struttura (9%), che garantirebbe la possibilità di frequenti visite al familiare affidato. Vengono presi in considerazione altri aspetti, come la qualità della struttura e degli arredi e la disponibilità di spazi adeguati per la socializzazione (8,8%), oltre alla possibilità per gli anziani di vivere in un luogo senza barriere che ne faciliti l'autonomia e la mobilità (6,6%).

I risultati dimostrano la necessità di investire in una rete assistenziale integrata, capace di dare un'adeguata attenzione sia alle relazioni che all'assistenza all'interno delle strutture, in partnership con i caregiver, che si sono sempre più dimostrati figure centrali nell'assistenza agli anziani non autosufficienti.

I caregiver


Una priorità per il 53,4% delle famiglie, secondo l'indagine Assindatcolf, è alleviare la stanchezza che grava sui caregivers attraverso l'intervento di qualcuno esterno. Le altre soluzioni vanno dal riconoscimento di forme di reddito che possano sopperire, almeno in parte, alla mancanza di adeguati strumenti di welfare (25,5%). A seguire, la possibilità per il caregiver di poter lavorare da casa (9%), mentre per il 6,7% sarebbe necessario avere un'assicurazione contro gli infortuni domestici e la possibilità di accedere a una pensione basata sui contributi figurativi. Infine, per il 5,4% degli intervistati, i corsi di formazione sarebbero utili per qualificare l'assistenza offerta al parente anziano.

Welfare pieno di lacune


Secondo l'indagine, nelle famiglie persiste la convinzione che un modello di cura rivolto ai bisogni delle persone anziane o non autosufficienti non possa prescindere dal ruolo fondamentale della famiglia. Dall'analisi dei dati è possibile dedurre che l'attuale sistema di welfare è ancora pieno di lacune. D'altra parte, le famiglie sanno esattamente quali sono i loro bisogni reali: l'assistenza domestica, dove prevale la componente umana e familiare.

Di estrema importanza, quindi, è discutere le alternative per un nuovo sistema di welfare. Tra le proposte più urgenti, la necessità che gli assistenti familiari trovino un giusto riconoscimento in un nuovo Sistema Nazionale Assistenza Anziani (Sna). Per questo è fondamentale destinare incentivi economici per il lavoro regolare e stabile nel settore sotto forma di deducibilità fiscale o credito d'imposta. Inoltre, è necessario professionalizzare i dipendenti, dando la giusta importanza alla contrattazione collettiva, e al percorso di certificazione Uni 11766/2019. Infine, l'istituzione di un sussidio universale per la non autosufficienza che abroghi gli attuali sussidi frammentati.

Una delle decisioni più difficili da prendere per le famiglie che hanno tra i propri componenti anziani non autosufficienti è quella di scegliere tra l'assistenza all'interno del contesto familiare o l'affidamento della cura dell'anziano ad una RSA. Il punto principale che permea il dubbio di molte famiglie coinvolte al momento della scelta si basa sul principio che, in una RSA, gli anziani non autosufficienti potranno usufruire di servizi che difficilmente potrebbero essere presi completamente in carico dai familiari. Allo stesso tempo, la permanenza dell'anziano all'interno del contesto domiciliari consentirebbe la continuità dei rapporti familiari e quella socialità che, molte volte, le RSA non riescono a garantire pienamente.

La ricerca “Benessere familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”, condotta dal Censis-Assindatacolf ha indagato ampiamente su questi temi. Tra le principali rivelazioni del documento c'è il fatto che più della metà delle famiglie italiane preferisce che i propri anziani non autosufficienti restino a casa, accudito da un assistente familiare. In particolare, il 58,5% delle famiglie preferisce ancora assumere una badante, contro il 41,5% disposto a ricorrere a una RSA per la cura dell’anziano.

Degno di nota è anche il fatto che più sono anziani, maggiore è la loro avversione al ricorso ad una RSA: il 69,5% degli over 64 è contrario, a differenza di chi ha fino a 54 anni, dove il 50,8% non ricorrerebbe ad una RSA, preferendo, in questo modo, assumere una badante. Ancora rappresentativa è l'opposizione all'utilizzo delle strutture pubbliche. Solo il 5,7% degli over 64  utilizzerebbe questo servizio, se necessario.

Le motivazioni 


Il motivo per cui permane la sfiducia nel modello organizzativo della RSA risiede nel dubbio sulla qualità dell'ambiente e sulle relazioni che si potrebbero mantenere all'interno delle strutture. Le famiglie che hanno deciso di ricorrere ad una RSA sono consapevoli che è difficile mantenere, nella RSA, la stessa attenzione che l'anziano non autosufficiente avrebbe nell'ambiente familiare (59%). C'è anche la convinzione che l'allontanamento da casa possa avere conseguenze negative per gli anziani (20,8%). Un altro fattore è che c'è l'idea che, all'interno delle RSA, gli interessi economici prevalgono sui bisogni dei pazienti.

Chi opta per una RSA, invece, è motivato principalmente dalla professionalità di chi opera nelle strutture (63,3%), dell'importo della retta da pagare (9,1%) e dalla vicinanza della struttura (9%), che garantirebbe la possibilità di frequenti visite al familiare affidato. Vengono presi in considerazione altri aspetti, come la qualità della struttura e degli arredi e la disponibilità di spazi adeguati per la socializzazione (8,8%), oltre alla possibilità per gli anziani di vivere in un luogo senza barriere che ne faciliti l'autonomia e la mobilità (6,6%).

I risultati dimostrano la necessità di investire in una rete assistenziale integrata, capace di dare un'adeguata attenzione sia alle relazioni che all'assistenza all'interno delle strutture, in partnership con i caregiver, che si sono sempre più dimostrati figure centrali nell'assistenza agli anziani non autosufficienti.

I caregiver


Una priorità per il 53,4% delle famiglie, secondo l'indagine Assindatcolf, è alleviare la stanchezza che grava sui caregivers attraverso l'intervento di qualcuno esterno. Le altre soluzioni vanno dal riconoscimento di forme di reddito che possano sopperire, almeno in parte, alla mancanza di adeguati strumenti di welfare (25,5%). A seguire, la possibilità per il caregiver di poter lavorare da casa (9%), mentre per il 6,7% sarebbe necessario avere un'assicurazione contro gli infortuni domestici e la possibilità di accedere a una pensione basata sui contributi figurativi. Infine, per il 5,4% degli intervistati, i corsi di formazione sarebbero utili per qualificare l'assistenza offerta al parente anziano.

Welfare pieno di lacune


Secondo l'indagine, nelle famiglie persiste la convinzione che un modello di cura rivolto ai bisogni delle persone anziane o non autosufficienti non possa prescindere dal ruolo fondamentale della famiglia. Dall'analisi dei dati è possibile dedurre che l'attuale sistema di welfare è ancora pieno di lacune. D'altra parte, le famiglie sanno esattamente quali sono i loro bisogni reali: l'assistenza domestica, dove prevale la componente umana e familiare.

Di estrema importanza, quindi, è discutere le alternative per un nuovo sistema di welfare. Tra le proposte più urgenti, la necessità che gli assistenti familiari trovino un giusto riconoscimento in un nuovo Sistema Nazionale Assistenza Anziani (Sna). Per questo è fondamentale destinare incentivi economici per il lavoro regolare e stabile nel settore sotto forma di deducibilità fiscale o credito d'imposta. Inoltre, è necessario professionalizzare i dipendenti, dando la giusta importanza alla contrattazione collettiva, e al percorso di certificazione Uni 11766/2019. Infine, l'istituzione di un sussidio universale per la non autosufficienza che abroghi gli attuali sussidi frammentati.

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