Salute e benessere

Appello dei neurologi: l'uso indiscriminato dei pesticidi può aumentare il rischio di Alzheimer

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15 Ottobre 2024

In un periodo in cui l'Unione Europea sta riconsiderando le normative sull'uso dei pesticidi a seguito delle proteste degli agricoltori, i neurologi lanciano un appello alla responsabilità. Si schierano a favore del Green Deal europeo e chiedono che i pesticidi "non siano impiegati in maniera indiscriminata e acritica". Secondo i medici, l'abuso di tali sostanze può mettere a rischio lo sviluppo normale del sistema nervoso cerebrale nei bambini e aumentare le probabilità di malattie neurologiche negli adulti e negli anziani.

La presidenza della Società Italiana di Neurologia (SIN) sostiene i principi di una transizione ecologica sostenibile e il corretto recupero della sostenibilità e della biodiversità, punti che hanno spinto gli agricoltori a manifestare le loro esigenze. La SIN richiama l'attenzione sul Sur (Sustainable use regulation of plant protection products) del 2022, un regolamento per il corretto utilizzo dei pesticidi, mirante a ridurne l'impiego entro il 2030. I pesticidi chimici sono tra le principali fonti di inquinamento dell'acqua e del suolo, nonché responsabili di varie malattie croniche, come tumori e malattia di Parkinson.

L'Italia si posizionava come sesto Paese al mondo per l'utilizzo di pesticidi nel 2022, con quasi 400 sostanze diverse utilizzate per un totale di 114.000 tonnellate annue.

I neurologi mettono in guardia in particolare sul glifosato, implicato nella patogenesi di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. A tal proposito, sei ONG hanno presentato un ricorso legale contro la recente decisione di riapprovare l'uso di questo pesticida. Un recente studio della Washington University School of Medicine di Saint Louis ha evidenziato l'azione proinfiammatoria del glifosato, che potrebbe aumentare il rischio di sviluppare patologie neurodegenerative.

Alessandro Padovani, presidente della SIN, sottolinea che i pesticidi potrebbero incrementare il rischio non solo di patologie neoplastiche e cerebrovascolari, ma anche di malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica.


In un periodo in cui l'Unione Europea sta riconsiderando le normative sull'uso dei pesticidi a seguito delle proteste degli agricoltori, i neurologi lanciano un appello alla responsabilità. Si schierano a favore del Green Deal europeo e chiedono che i pesticidi "non siano impiegati in maniera indiscriminata e acritica". Secondo i medici, l'abuso di tali sostanze può mettere a rischio lo sviluppo normale del sistema nervoso cerebrale nei bambini e aumentare le probabilità di malattie neurologiche negli adulti e negli anziani.

La presidenza della Società Italiana di Neurologia (SIN) sostiene i principi di una transizione ecologica sostenibile e il corretto recupero della sostenibilità e della biodiversità, punti che hanno spinto gli agricoltori a manifestare le loro esigenze. La SIN richiama l'attenzione sul Sur (Sustainable use regulation of plant protection products) del 2022, un regolamento per il corretto utilizzo dei pesticidi, mirante a ridurne l'impiego entro il 2030. I pesticidi chimici sono tra le principali fonti di inquinamento dell'acqua e del suolo, nonché responsabili di varie malattie croniche, come tumori e malattia di Parkinson.

L'Italia si posizionava come sesto Paese al mondo per l'utilizzo di pesticidi nel 2022, con quasi 400 sostanze diverse utilizzate per un totale di 114.000 tonnellate annue.

I neurologi mettono in guardia in particolare sul glifosato, implicato nella patogenesi di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. A tal proposito, sei ONG hanno presentato un ricorso legale contro la recente decisione di riapprovare l'uso di questo pesticida. Un recente studio della Washington University School of Medicine di Saint Louis ha evidenziato l'azione proinfiammatoria del glifosato, che potrebbe aumentare il rischio di sviluppare patologie neurodegenerative.

Alessandro Padovani, presidente della SIN, sottolinea che i pesticidi potrebbero incrementare il rischio non solo di patologie neoplastiche e cerebrovascolari, ma anche di malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica.

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