Salute e benessere

Circa 2,1 milioni di giornate di degenza ospedaliera in più per gli anziani

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28 Ottobre 2024

I nostri ospedali sono così affollati che i pazienti in barella si accumulano anche per giorni nei reparti di pronto soccorso perché non ci sono posti disponibili. Ciò è dovuto in parte ai tagli di letti e personale nel corso degli anni. Inoltre, oltre il 50% dei ricoveri riguarda pazienti di età superiore ai 70 anni, e molti di loro rimangono in ospedale per circa una settimana in più del necessario, poiché non hanno un familiare che possa prenderli in carico e non dispongono di una pensione sufficiente per coprire la retta mensile di circa duemila euro per una casa di riposo

Inoltre, nella maggior parte dei casi mancano strutture sanitarie di livello intermedio sul territorio e un quarto dei pazienti incontra difficoltà nell'ottenere assistenza domiciliare integrata (ADI). In altre parole, si tratta di una combinazione di carenze nell'assistenza sociale e di un'inadeguata presa in carico da parte dei servizi sanitari territoriali. Questo quadro è stato descritto dalla Fadoi, la società scientifica di medicina interna, che ha scattato la fotografia della situazione.

Il 75,5% dei pazienti anziani rimane impropriamente in ospedale perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre per il 49% non c’è possibilità di entrare in una Rsa. Il 64,3% protrae il ricovero oltre il necessario perché non ci sono strutture sanitarie intermedie nel territorio mentre il 22,4% ha difficoltà ad attivare l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata. È il peso che ricade indebitamente sulla sanità pubblica a causa delle carenze del sistema di assistenza sociale, ma anche dei servizi territoriali sanitari poco attrezzati alla presa in carico di questi pazienti”, si afferma in una nota.

L'indagine condotta in 98 strutture indica che nel 26,5% dei casi trascorre oltre una settimana tra la data di dimissione indicata dal medico e quella effettiva di uscita; dal 5° al 7° giorno nel 39,8% dei pazienti; mentre un ulteriore 28,6% prolunga il ricovero di due a quattro giorni in più del necessario.

Considerando che i ricoveri nei reparti di medicina interna sono circa un milione all'anno, di cui almeno la metà riguarda pazienti di età superiore ai 70 anni, e tenendo conto che ben oltre il 50% di questi prolunga mediamente di una settimana il ricovero oltre le necessità sanitarie, si stima che ci siano complessivamente 2,1 milioni di giornate di degenza in eccesso.

“Un numero che influisce non poco sull’intasamento degli ospedali e che considerando il costo medio di una giornata di degenza, pari a 712 euro secondo i dati Ocse, fanno in totale un miliardo e mezzo l’anno di spesa che si sarebbe potuto investire in vera assistenza sanitaria”.

Una volta dimessi, il 24,5% dei pazienti ultrasettantenni torna direttamente a casa, mentre il 41,8% ha attivato l'assistenza domiciliare. Il 15,3% viene accettato in una casa di riposo (Rsa), mentre l'18,4% viene trasferito in una struttura intermedia.

Francesco Dentali, presidente della Fadoi, afferma che “quello che rileva l’indagine è quanto purtroppo tocchiamo con mano quotidianamente, ossia la necessità di farsi carico di problematiche sociali che finiscono per pesare indebitamente sugli ospedali e sui reparti di medicina interna in particolare. E’ un quadro che dovrebbe far riflettere sul nostro sistema di assistenza sociale, che secondo l’Osservatorio del Cnel per i servizi impiega appena lo 0,42% del Pil, mentre in base ai dati Inps oltre 25 miliardi vengono erogati sotto forma di assegni, come quelli di accompagnamento o di invalidità. Questo senza considerare i 3,4 miliardi erogati direttamente dai Comuni. Un sistema inverso a quello adottato da molti Paesi, soprattutto del Nord Europa, dove l’ottimizzazione delle risorse disponibili passa per un maggiore investimento nei servizi di assistenza alla persona. Fermo restando che c’è anche un evidente carenza di servizi sanitari intermedi territoriali, perché parliamo pur sempre di pazienti che al momento del ricovero nei nostri reparti necessitano di una media o alta intensità di cura”, conclude Dentali. 

I nostri ospedali sono così affollati che i pazienti in barella si accumulano anche per giorni nei reparti di pronto soccorso perché non ci sono posti disponibili. Ciò è dovuto in parte ai tagli di letti e personale nel corso degli anni. Inoltre, oltre il 50% dei ricoveri riguarda pazienti di età superiore ai 70 anni, e molti di loro rimangono in ospedale per circa una settimana in più del necessario, poiché non hanno un familiare che possa prenderli in carico e non dispongono di una pensione sufficiente per coprire la retta mensile di circa duemila euro per una casa di riposo

Inoltre, nella maggior parte dei casi mancano strutture sanitarie di livello intermedio sul territorio e un quarto dei pazienti incontra difficoltà nell'ottenere assistenza domiciliare integrata (ADI). In altre parole, si tratta di una combinazione di carenze nell'assistenza sociale e di un'inadeguata presa in carico da parte dei servizi sanitari territoriali. Questo quadro è stato descritto dalla Fadoi, la società scientifica di medicina interna, che ha scattato la fotografia della situazione.

Il 75,5% dei pazienti anziani rimane impropriamente in ospedale perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre per il 49% non c’è possibilità di entrare in una Rsa. Il 64,3% protrae il ricovero oltre il necessario perché non ci sono strutture sanitarie intermedie nel territorio mentre il 22,4% ha difficoltà ad attivare l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata. È il peso che ricade indebitamente sulla sanità pubblica a causa delle carenze del sistema di assistenza sociale, ma anche dei servizi territoriali sanitari poco attrezzati alla presa in carico di questi pazienti”, si afferma in una nota.

L'indagine condotta in 98 strutture indica che nel 26,5% dei casi trascorre oltre una settimana tra la data di dimissione indicata dal medico e quella effettiva di uscita; dal 5° al 7° giorno nel 39,8% dei pazienti; mentre un ulteriore 28,6% prolunga il ricovero di due a quattro giorni in più del necessario.

Considerando che i ricoveri nei reparti di medicina interna sono circa un milione all'anno, di cui almeno la metà riguarda pazienti di età superiore ai 70 anni, e tenendo conto che ben oltre il 50% di questi prolunga mediamente di una settimana il ricovero oltre le necessità sanitarie, si stima che ci siano complessivamente 2,1 milioni di giornate di degenza in eccesso.

“Un numero che influisce non poco sull’intasamento degli ospedali e che considerando il costo medio di una giornata di degenza, pari a 712 euro secondo i dati Ocse, fanno in totale un miliardo e mezzo l’anno di spesa che si sarebbe potuto investire in vera assistenza sanitaria”.

Una volta dimessi, il 24,5% dei pazienti ultrasettantenni torna direttamente a casa, mentre il 41,8% ha attivato l'assistenza domiciliare. Il 15,3% viene accettato in una casa di riposo (Rsa), mentre l'18,4% viene trasferito in una struttura intermedia.

Francesco Dentali, presidente della Fadoi, afferma che “quello che rileva l’indagine è quanto purtroppo tocchiamo con mano quotidianamente, ossia la necessità di farsi carico di problematiche sociali che finiscono per pesare indebitamente sugli ospedali e sui reparti di medicina interna in particolare. E’ un quadro che dovrebbe far riflettere sul nostro sistema di assistenza sociale, che secondo l’Osservatorio del Cnel per i servizi impiega appena lo 0,42% del Pil, mentre in base ai dati Inps oltre 25 miliardi vengono erogati sotto forma di assegni, come quelli di accompagnamento o di invalidità. Questo senza considerare i 3,4 miliardi erogati direttamente dai Comuni. Un sistema inverso a quello adottato da molti Paesi, soprattutto del Nord Europa, dove l’ottimizzazione delle risorse disponibili passa per un maggiore investimento nei servizi di assistenza alla persona. Fermo restando che c’è anche un evidente carenza di servizi sanitari intermedi territoriali, perché parliamo pur sempre di pazienti che al momento del ricovero nei nostri reparti necessitano di una media o alta intensità di cura”, conclude Dentali. 

Case di riposo, rsa e case famiglia