Costume e Società

Covid e RSA: i familiari degli anziani contro le restrizioni che vietano gli incontri nelle case di riposo

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21 Ottobre 2024

L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Corona virus ha provocato rilevanti cambiamenti non solo alla quotidianità di ogni singolo individuo, ma anche alle modalità di gestione e presa in carico dei più fragili all’interno delle varie Residenze assistenziali per anziani del territorio: molte strutture, per proteggere e tutelare la salute degli ospiti, hanno adottato regolamentazioni indirizzate a frenare la circolazione del virus negli ambienti protetti, limitando di fatto il contatto con la realtà esterna tramite importanti strumenti di prevenzione e di monitoraggio. Anche se la pandemia sembra essere oggi giunta ad una sua fase di equilibrio, la normalità all’interno delle Residenze per anziani risulta ancora lontana, con numerose lacune riguardanti principalmente i permessi di incontro con i familiari: per tale ragione, davanti alle Prefetture di Torino, Milano e Firenze, è stata recentemente svolta da un gruppo di parenti, una significativa manifestazione di protesta, nel tentativo di ottenere con più tempestività la giusta attenzione e considerazione dalle autorità competenti.

Nonostante l’ultima legge del governo preveda una maggiore libertà degli incontri tra anziani residenti e familiari, non è ancora stata esplicitamente eliminata la discrezionalità delle direzioni sanitarie di stabilire regole più severe: di conseguenza, la disomogeneità riscontrata nei vari plessi residenziali ha creato disordine e caos, con indicazioni talvolta incerte e infondate. Le Rsa, luoghi che ospitano anziani non più autosufficienti che necessitano di un’assistenza medica costante e duratura, hanno inevitabilmente subito in prima linea l’aggressività del virus; ad oggi, però, queste regole così restrittive non troverebbero più una ragione di sicurezza e di tutela della salute, dato il miglioramento della situazione esterna, ma avrebbero come conseguenze dirette l’isolamento e la privazione di una socialità che è invece fondamentale per il benessere psico-fisico dei più fragili. Come spiega Dario Francolino, figlio di un anziano residente e fondatore del Comitato Orsan OPEN RSA NOW, “prima del 2020 le Rsa erano un luogo in cui potevamo entrare in qualunque momento della giornata, più o meno, e senza preavviso. Potevamo stare tutto il tempo che volevamo ed entrare nella stanza della persona residente occupandoci direttamente della gestione delle “piccole” cose. Da marzo 2020 ho potuto vedere mia mamma malata di Alzheimer dopo quindici mesi”.

Le ordinanze emesse, nelle quali si è trattato dei differenti bisogni “psicologici, affettivi, educativi e formativi” degli anziani, hanno condotto all’affermazione di un emendamento che eliminava non solo i limiti di tempo delle visite, ma che introduceva la tanto attesa “continuità di visita”. Lisa Noja, deputata di Italia Viva, sottolineando come il concetto di “continuità” stabilisca con chiarezza che il diritto di visita deve essere garantito e assicurato, ha in ogni caso riscontrato ancora oggi il grande margine di discrezionalità che appartiene alle direzioni sanitarie, le quali tutt’ora negano visite ai familiari o ne concedono soli incontri settimanali. Le leggi create fino ad ora, compresa l’interrogazione parlamentare sporta dalla deputata stessa, risultano attualmente essere poco efficaci: le normative erogate, infatti, sono state applicate a macchia di leopardo dalle diverse aziende sanitarie locali, che continuano ad applicare nel proprio territorio di competenza statuti e regolamenti troppo diversi. 

Ascoltate numerose testimonianze, che raccontano di esperienze e opportunità eterogenee, risulta evidente l’esigenza di sviluppare un’unica riforma in grado di regolare l’entrata all’interno delle residenze per anziani: sebbene i direttori sanitari seguano con rigore un principio di cautela doveroso e necessario, diviene fondamentale raggiungere al più presto un compromesso che possa sia sostenere un sistema di filtri e di controlli piuttosto rigido, che andare incontro ai bisogni di affetto e di vicinanza degli ospiti e delle loro famiglie. In attesa di ottenere indicazioni concrete, Claudia Sorrentino ha dato vita al CONPAL, Coordinamento Nazionale Parenti Associazioni Lavoratrici/ori, di cui fanno parte una trentina di comitati di familiari, una decina di associazioni per persone disabili, operatori della sanità e dell’assistenza e rappresentanze sindacali: tramite questa nuova istituzione, è stato possibile effettuare l’incontro con Mauro Palma, il Garante Nazionale delle persone private della libertà personale, il quale ha preso atto di questa rilevante emergenza per porne presto rimedio.


L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Corona virus ha provocato rilevanti cambiamenti non solo alla quotidianità di ogni singolo individuo, ma anche alle modalità di gestione e presa in carico dei più fragili all’interno delle varie Residenze assistenziali per anziani del territorio: molte strutture, per proteggere e tutelare la salute degli ospiti, hanno adottato regolamentazioni indirizzate a frenare la circolazione del virus negli ambienti protetti, limitando di fatto il contatto con la realtà esterna tramite importanti strumenti di prevenzione e di monitoraggio. Anche se la pandemia sembra essere oggi giunta ad una sua fase di equilibrio, la normalità all’interno delle Residenze per anziani risulta ancora lontana, con numerose lacune riguardanti principalmente i permessi di incontro con i familiari: per tale ragione, davanti alle Prefetture di Torino, Milano e Firenze, è stata recentemente svolta da un gruppo di parenti, una significativa manifestazione di protesta, nel tentativo di ottenere con più tempestività la giusta attenzione e considerazione dalle autorità competenti.

Nonostante l’ultima legge del governo preveda una maggiore libertà degli incontri tra anziani residenti e familiari, non è ancora stata esplicitamente eliminata la discrezionalità delle direzioni sanitarie di stabilire regole più severe: di conseguenza, la disomogeneità riscontrata nei vari plessi residenziali ha creato disordine e caos, con indicazioni talvolta incerte e infondate. Le Rsa, luoghi che ospitano anziani non più autosufficienti che necessitano di un’assistenza medica costante e duratura, hanno inevitabilmente subito in prima linea l’aggressività del virus; ad oggi, però, queste regole così restrittive non troverebbero più una ragione di sicurezza e di tutela della salute, dato il miglioramento della situazione esterna, ma avrebbero come conseguenze dirette l’isolamento e la privazione di una socialità che è invece fondamentale per il benessere psico-fisico dei più fragili. Come spiega Dario Francolino, figlio di un anziano residente e fondatore del Comitato Orsan OPEN RSA NOW, “prima del 2020 le Rsa erano un luogo in cui potevamo entrare in qualunque momento della giornata, più o meno, e senza preavviso. Potevamo stare tutto il tempo che volevamo ed entrare nella stanza della persona residente occupandoci direttamente della gestione delle “piccole” cose. Da marzo 2020 ho potuto vedere mia mamma malata di Alzheimer dopo quindici mesi”.

Le ordinanze emesse, nelle quali si è trattato dei differenti bisogni “psicologici, affettivi, educativi e formativi” degli anziani, hanno condotto all’affermazione di un emendamento che eliminava non solo i limiti di tempo delle visite, ma che introduceva la tanto attesa “continuità di visita”. Lisa Noja, deputata di Italia Viva, sottolineando come il concetto di “continuità” stabilisca con chiarezza che il diritto di visita deve essere garantito e assicurato, ha in ogni caso riscontrato ancora oggi il grande margine di discrezionalità che appartiene alle direzioni sanitarie, le quali tutt’ora negano visite ai familiari o ne concedono soli incontri settimanali. Le leggi create fino ad ora, compresa l’interrogazione parlamentare sporta dalla deputata stessa, risultano attualmente essere poco efficaci: le normative erogate, infatti, sono state applicate a macchia di leopardo dalle diverse aziende sanitarie locali, che continuano ad applicare nel proprio territorio di competenza statuti e regolamenti troppo diversi. 

Ascoltate numerose testimonianze, che raccontano di esperienze e opportunità eterogenee, risulta evidente l’esigenza di sviluppare un’unica riforma in grado di regolare l’entrata all’interno delle residenze per anziani: sebbene i direttori sanitari seguano con rigore un principio di cautela doveroso e necessario, diviene fondamentale raggiungere al più presto un compromesso che possa sia sostenere un sistema di filtri e di controlli piuttosto rigido, che andare incontro ai bisogni di affetto e di vicinanza degli ospiti e delle loro famiglie. In attesa di ottenere indicazioni concrete, Claudia Sorrentino ha dato vita al CONPAL, Coordinamento Nazionale Parenti Associazioni Lavoratrici/ori, di cui fanno parte una trentina di comitati di familiari, una decina di associazioni per persone disabili, operatori della sanità e dell’assistenza e rappresentanze sindacali: tramite questa nuova istituzione, è stato possibile effettuare l’incontro con Mauro Palma, il Garante Nazionale delle persone private della libertà personale, il quale ha preso atto di questa rilevante emergenza per porne presto rimedio.

Case di riposo, rsa e case famiglia