Salute e benessere

I livelli di zucchero nel sangue potrebbero aiutare a rivelare precocemente l’Alzheimer

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21 Ottobre 2024

Un giorno, forse non troppo lontano, un semplice prelievo di sangue potrebbe anticipare il pericolo di Alzheimer. Questa sarebbe una vera svolta nella diagnosi precoce della malattia. 

A confermarlo è uno studio di neurobiologi del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, che ha individuato il legame tra i livelli di uno zucchero nel sangue e l’accumulo di tau, una proteina chiave nello sviluppo della demenza grave. Prima di loro, altri gruppi di ricerca avevano identificato altre sostanze (biomarcatori) su cui basarsi per creare metodi di screening economici e affidabili, ma la nuova scoperta sembra aprire la possibilità di procedure che possono prevedere l’Alzheimer con dieci anni di anticipo

La diagnosi precoce è fondamentale per questa patologia: infatti, quando compaiono i sintomi significa che la malattia è già in corso. Quindi, rilevarla in anticipo è molto utile, perché può aiutare a rallentare il peggioramento della neurodegenerazione, che si ritiene sia causato da un accumulo anomalo delle proteine beta-amiloidi e tau nel cervello. Inoltre, gli studi clinici sui farmaci per l’Alzheimer indicano che il trattamento dovrebbe cominciare all’inizio del processo patologico, per fermare la neurodegenerazione prima che sia irreversibile

In questo senso, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno mostrato che i livelli di una certa struttura glicanica nel sangue, chiamata N-acetilglucosamina bisecata, possono essere usati per prevedere il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
In precedenza, il gruppo aveva trovato un collegamento tra la proteina tau e i livelli di glicano nelle persone con malattia di Alzheimer, ma inizialmente queste analisi erano state fatte sul liquido cerebrospinale. I glicani, in particolare, sono molecole di zucchero che si trovano sulla superficie delle proteine e influenzano la posizione e la funzione di queste proteine nell’organismo.

Per rendere lo screening più facile e meno costoso, gli scienziati hanno quindi creato un metodo per misurare questi livelli nel sangue, notando che le persone con livelli simili di glicani e tau avevano una probabilità doppia di sviluppare l’Alzheimer. 
“Mostriamo anche che un semplice modello statistico che tiene conto dei livelli di glicano e tau nel sangue, del gene di rischio APOE4 e di un test della memoria, può essere utilizzato per prevedere l'Alzheimer con un'affidabilità dell'80% quasi un decennio prima che sintomi come la memoria la perdita appaiano” ha dichiarato la professoressa Sophia Schedin Weiss, insegnante del Dipartimento di Neurobiologia, Scienze della Cura e Società (NVS), Karolinska Institutet e autrice principale dello studio pubblicato sul Journal of the Alzheimer’s Association.

L’analisi dei ricercatori si basa sui dati di 233 partecipanti allo Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen (SNAC-K), lo studio svedese a lunga durata iniziato nel 2001, esaminando i campioni ematici raccolti fino al 2004 e seguendo i partecipanti allo studio ogni tre-sei anni per un totale di 17 anni, rispetto a fattori come la perdita di memoria e la presenza di demenza. Il passo successivo sarà l’analisi dei campioni ematici degli altri partecipanti allo studio SNAC-K e di altre persone coinvolte in altre ricerche sull’invecchiamento in Svezia e all’estero.

“Stiamo collaborando con i ricercatori delle cure primarie in Svezia per valutare diversi biomarcatori per la demenza nei centri di assistenza sanitaria di base. Speriamo che i glicani nel sangue si dimostrino un valido complemento agli attuali metodi di screening delle persone per il morbo di Alzheimer, che consentiranno di rilevare precocemente la malattia”,  ha aggiunto Schedin Weiss.


Un giorno, forse non troppo lontano, un semplice prelievo di sangue potrebbe anticipare il pericolo di Alzheimer. Questa sarebbe una vera svolta nella diagnosi precoce della malattia. 

A confermarlo è uno studio di neurobiologi del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, che ha individuato il legame tra i livelli di uno zucchero nel sangue e l’accumulo di tau, una proteina chiave nello sviluppo della demenza grave. Prima di loro, altri gruppi di ricerca avevano identificato altre sostanze (biomarcatori) su cui basarsi per creare metodi di screening economici e affidabili, ma la nuova scoperta sembra aprire la possibilità di procedure che possono prevedere l’Alzheimer con dieci anni di anticipo

La diagnosi precoce è fondamentale per questa patologia: infatti, quando compaiono i sintomi significa che la malattia è già in corso. Quindi, rilevarla in anticipo è molto utile, perché può aiutare a rallentare il peggioramento della neurodegenerazione, che si ritiene sia causato da un accumulo anomalo delle proteine beta-amiloidi e tau nel cervello. Inoltre, gli studi clinici sui farmaci per l’Alzheimer indicano che il trattamento dovrebbe cominciare all’inizio del processo patologico, per fermare la neurodegenerazione prima che sia irreversibile

In questo senso, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno mostrato che i livelli di una certa struttura glicanica nel sangue, chiamata N-acetilglucosamina bisecata, possono essere usati per prevedere il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
In precedenza, il gruppo aveva trovato un collegamento tra la proteina tau e i livelli di glicano nelle persone con malattia di Alzheimer, ma inizialmente queste analisi erano state fatte sul liquido cerebrospinale. I glicani, in particolare, sono molecole di zucchero che si trovano sulla superficie delle proteine e influenzano la posizione e la funzione di queste proteine nell’organismo.

Per rendere lo screening più facile e meno costoso, gli scienziati hanno quindi creato un metodo per misurare questi livelli nel sangue, notando che le persone con livelli simili di glicani e tau avevano una probabilità doppia di sviluppare l’Alzheimer. 
“Mostriamo anche che un semplice modello statistico che tiene conto dei livelli di glicano e tau nel sangue, del gene di rischio APOE4 e di un test della memoria, può essere utilizzato per prevedere l'Alzheimer con un'affidabilità dell'80% quasi un decennio prima che sintomi come la memoria la perdita appaiano” ha dichiarato la professoressa Sophia Schedin Weiss, insegnante del Dipartimento di Neurobiologia, Scienze della Cura e Società (NVS), Karolinska Institutet e autrice principale dello studio pubblicato sul Journal of the Alzheimer’s Association.

L’analisi dei ricercatori si basa sui dati di 233 partecipanti allo Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen (SNAC-K), lo studio svedese a lunga durata iniziato nel 2001, esaminando i campioni ematici raccolti fino al 2004 e seguendo i partecipanti allo studio ogni tre-sei anni per un totale di 17 anni, rispetto a fattori come la perdita di memoria e la presenza di demenza. Il passo successivo sarà l’analisi dei campioni ematici degli altri partecipanti allo studio SNAC-K e di altre persone coinvolte in altre ricerche sull’invecchiamento in Svezia e all’estero.

“Stiamo collaborando con i ricercatori delle cure primarie in Svezia per valutare diversi biomarcatori per la demenza nei centri di assistenza sanitaria di base. Speriamo che i glicani nel sangue si dimostrino un valido complemento agli attuali metodi di screening delle persone per il morbo di Alzheimer, che consentiranno di rilevare precocemente la malattia”,  ha aggiunto Schedin Weiss.

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