Salute e benessere

Il microbioma intestinale potrebbe rivelare segnali precoci della malattia di Alzheimer

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21 Ottobre 2024

La composizione del microbioma intestinale può essere un indicatore precoce della malattia di Alzheimer, secondo uno studio recente condotto dalla Washington University School of Medicine di Saint Louis e pubblicato su Science Translational Medicine.

I ricercatori hanno osservato che la presenza di alcune specie batteriche nel microbioma intestinale può differire tra le persone che sviluppano Alzheimer e coloro che non ne sono affetti, anche prima che i sintomi cognitivi diventino evidenti.

Il team di ricerca ha analizzato i dati di 164 partecipanti allo studio e ha identificato specifici profili batterici associati alla demenza. Se i risultati verranno confermati, potrebbe diventare più facile identificare precocemente le persone a maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Il coordinatore dello studio, Gautam Dantas, ha commentato in una nota: "Non sappiamo ancora se sia l'intestino a influenzare il cervello o il cervello a influenzare l'intestino, ma, in entrambi i casi, conoscere questo legame è prezioso. Potrebbe essere che i cambiamenti nel microbioma intestinale siano solo uno specchio dei cambiamenti patologici nel cervello. L'altra alternativa è che il microbioma intestinale contribuisca all'Alzheimer; in tal caso la regolazione del microbioma intestinale con probiotici o trasferimenti fecali potrebbe aiutare a cambiare il decorso della malattia". 


La composizione del microbioma intestinale può essere un indicatore precoce della malattia di Alzheimer, secondo uno studio recente condotto dalla Washington University School of Medicine di Saint Louis e pubblicato su Science Translational Medicine.

I ricercatori hanno osservato che la presenza di alcune specie batteriche nel microbioma intestinale può differire tra le persone che sviluppano Alzheimer e coloro che non ne sono affetti, anche prima che i sintomi cognitivi diventino evidenti.

Il team di ricerca ha analizzato i dati di 164 partecipanti allo studio e ha identificato specifici profili batterici associati alla demenza. Se i risultati verranno confermati, potrebbe diventare più facile identificare precocemente le persone a maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Il coordinatore dello studio, Gautam Dantas, ha commentato in una nota: "Non sappiamo ancora se sia l'intestino a influenzare il cervello o il cervello a influenzare l'intestino, ma, in entrambi i casi, conoscere questo legame è prezioso. Potrebbe essere che i cambiamenti nel microbioma intestinale siano solo uno specchio dei cambiamenti patologici nel cervello. L'altra alternativa è che il microbioma intestinale contribuisca all'Alzheimer; in tal caso la regolazione del microbioma intestinale con probiotici o trasferimenti fecali potrebbe aiutare a cambiare il decorso della malattia". 

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