Salute e benessere

La cura per l'Alzheimer si potrebbe trovare nei mitocondri

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29 Ottobre 2024

La cura dell’Alzheimer potrebbe nascondersi nei mitocondri. Queste strutture che si trovano nelle nostre cellule e producono energia sarebbero fondamentali per combattere la malattia. Una recente ricerca ha mostrato che i mitocondri sono uno degli elementi chiave per trovare la soluzione all’Alzheimer.

I mitocondri sono delle piccole fabbriche di energia che si trovano nel citoplasma delle cellule. Sono responsabili della respirazione cellulare e della produzione di energia. Questa energia è fondamentale per combattere l’Alzheimer perché i mitocondri aiuterebbero a rigenerare le cellule danneggiate dalla malattia. Così facendo, renderebbero più giovani e più efficienti le cellule e il sistema energetico umano.

Secondo il Professor Giacomo Koch, esperto di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara e Direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale dell’istituto di ricerca del Santa Lucia di Roma, la novità sta nell’utilizzo di nuovi biomarcatori. Questi elementi sono importanti perché consentono di fare diagnosi più precise, misurando i livelli di sostanze che indicano la presenza della malattia. Queste sostanze sono la proteina Tau e la sostanza amiloide. In questo modo si può prevenire lo sviluppo della malattia, dando una diagnosi precoce e prima che la malattia progredisca.

“C’è uno sforzo enorme da parte della ricerca che si sta protraendo da dieci anni. Stanno arrivando i primi risultati. Questa è la buona notizia, soprattutto per gli studi che erano partiti prima e che interessano la sostanza amiloide. È importante sapere che sono numerosi i target terapeutici che si stanno valutando e ci sono indicazioni positive anche su altri bersagli. Il futuro non sarà solo di un singolo magic ballet, ma ci sarà una combinazione di farmaci che aggredendo la malattia da diverse angolazioni potranno dare un risultato maggiore”, spiega il professore.

È importante ricordare che dietro a una persona con l’Alzheimer c’è sempre una famiglia che soffre e che vive dei traumi psicologici difficili da superare. Le strutture che accolgono i pazienti affetti da questa malattia sono molte, ma spesso irraggiungibili. Così tante famiglie si trovano a dover affrontare il peso dei sintomi di un malato di Alzheimer. Come si può aiutare le famiglie in queste situazioni? 

Le famiglie hanno un ruolo fondamentale e anche un grande carico. I caregiver hanno il compito di accompagnare i pazienti nel percorso della loro malattia. Sappiamo che con delle indicazioni molto precise e semplici riguardo lo stile di vita dei pazienti è possibile fare molto per la qualità della vita dei pazienti e dei caregiver in maniera indiretta. In particolar modo le raccomandazioni sono: svolgere attività fisica, seguire un’alimentazione sana e corretta, svolgere un’attività mentale ma soprattutto una vita per quanto possibile di relazioni e sociale. A questo riguardo è importante sottolineare quanto sia importante avere sul territorio delle strutture che possano servire questi servizi perché non tutto il carico deve gravare sulle spalle delle famiglie”, conclude Koch. 


La cura dell’Alzheimer potrebbe nascondersi nei mitocondri. Queste strutture che si trovano nelle nostre cellule e producono energia sarebbero fondamentali per combattere la malattia. Una recente ricerca ha mostrato che i mitocondri sono uno degli elementi chiave per trovare la soluzione all’Alzheimer.

I mitocondri sono delle piccole fabbriche di energia che si trovano nel citoplasma delle cellule. Sono responsabili della respirazione cellulare e della produzione di energia. Questa energia è fondamentale per combattere l’Alzheimer perché i mitocondri aiuterebbero a rigenerare le cellule danneggiate dalla malattia. Così facendo, renderebbero più giovani e più efficienti le cellule e il sistema energetico umano.

Secondo il Professor Giacomo Koch, esperto di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara e Direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale dell’istituto di ricerca del Santa Lucia di Roma, la novità sta nell’utilizzo di nuovi biomarcatori. Questi elementi sono importanti perché consentono di fare diagnosi più precise, misurando i livelli di sostanze che indicano la presenza della malattia. Queste sostanze sono la proteina Tau e la sostanza amiloide. In questo modo si può prevenire lo sviluppo della malattia, dando una diagnosi precoce e prima che la malattia progredisca.

“C’è uno sforzo enorme da parte della ricerca che si sta protraendo da dieci anni. Stanno arrivando i primi risultati. Questa è la buona notizia, soprattutto per gli studi che erano partiti prima e che interessano la sostanza amiloide. È importante sapere che sono numerosi i target terapeutici che si stanno valutando e ci sono indicazioni positive anche su altri bersagli. Il futuro non sarà solo di un singolo magic ballet, ma ci sarà una combinazione di farmaci che aggredendo la malattia da diverse angolazioni potranno dare un risultato maggiore”, spiega il professore.

È importante ricordare che dietro a una persona con l’Alzheimer c’è sempre una famiglia che soffre e che vive dei traumi psicologici difficili da superare. Le strutture che accolgono i pazienti affetti da questa malattia sono molte, ma spesso irraggiungibili. Così tante famiglie si trovano a dover affrontare il peso dei sintomi di un malato di Alzheimer. Come si può aiutare le famiglie in queste situazioni? 

Le famiglie hanno un ruolo fondamentale e anche un grande carico. I caregiver hanno il compito di accompagnare i pazienti nel percorso della loro malattia. Sappiamo che con delle indicazioni molto precise e semplici riguardo lo stile di vita dei pazienti è possibile fare molto per la qualità della vita dei pazienti e dei caregiver in maniera indiretta. In particolar modo le raccomandazioni sono: svolgere attività fisica, seguire un’alimentazione sana e corretta, svolgere un’attività mentale ma soprattutto una vita per quanto possibile di relazioni e sociale. A questo riguardo è importante sottolineare quanto sia importante avere sul territorio delle strutture che possano servire questi servizi perché non tutto il carico deve gravare sulle spalle delle famiglie”, conclude Koch. 

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