






La Federazione Spagnola Parkinson lancia il videogioco "Not a game!" per sensibilizzare sulla patologia in ambito lavorativo


Qualche settimana fa, su queste pagine si è parlato del nuovo videogioco per Playstation sull'Alzheimer Inner Ashes progettato da un gruppo di giovani programmatori spagnoli.
Sempre dal paese iberico, ci giunge la notizia di un nuovo videogioco: la Federazione Spagnola di Parkinson (FEP) con il supporto della Fondazione dei non-vedenti ONCE, ha difatti lanciato il videogioco 'Not a Game!' con l'obiettivo di rendere visibile il Parkinson nelle aziende.
Anche se i maggiormente colpiti dalla patologia sono i più anziani - siano essi domiciliati o in casa di riposo - il Parkinson non risparmia neanche le fasce demografiche più giovani: si stima infatti che il 33% di coloro che soffrono della malattia siano ancora in età lavorativa: e proprio a loro è dedicato il videogioco.
'Not a Game!’ è sviluppato in modo totalmente virtuale ed è creato per giocare dal computer. Rappresenta visivamente e simbolicamente alcuni dei sintomi del Parkinson che possono rendere difficile per una persona svolgere la normale giornata lavorativa. Il videogioco è inquadrato all'interno di un ufficio, esempio di ambiente di lavoro e, attraverso varie stanze con prove di abilità e logica, mostra al giocatore alcuni modi per supportare una persona con Parkinson affrontando varie sfide legate alla malattia.
Il progetto mira a rendere visibile e sensibilizzare la società in generale sul morbo di Parkinson, nonché promuovere l'inclusione lavorativa e sociale di queste persone. Si rivolge in particolare ad aziende, enti e amministrazioni con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di spazi di inclusione e fiducia che consentano ai team di lavoro di normalizzare la malattia, analizzare i bisogni delle persone coinvolte e realizzare adattamenti o valutare insieme altre alternative. Il presidente della FEP, Andrés Álvarez, intervistato da InfoSalus, ha sottolineato l'importanza del nome: “La scelta di ‘Not a Game!’ non è stata casuale. Il Parkinson non è un gioco, ma scegliamo questo modo di raccontarlo, in modo che ogni partecipante possa avvicinarsi un po’ di più ai sintomi di questa malattia attraverso le sfide proposte dai diversi livelli. Riteniamo - ha chiosato - che sia necessario, e una questione di responsabilità sociale, che le aziende e le amministrazioni siano parte attiva dell'inclusione lavorativa delle persone con malattia di Parkinson o altre malattie".
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