Salute e benessere

La Soggettività dei Bisogni: bisogni dell’anziano VS bisogni del caregiver

alt_text
14 Ottobre 2024

Ne sentiamo parlare quotidianamente e spesso sono argomento del nostro colloquiare con altri: ma in fondo, cosa si intende con “bisogno”?

“Bisogno: stato di carenza dell’organismo che muove il soggetto a compiere un comportamento rivolto ad eliminare questo stato ripristinando l’equilibrio energetico”.

Questo stato di carenza può essere inteso sia in senso fisico, sia in senso psicologico: riuscire a cogliere un bisogno fisico talvolta risulta più semplice poiché visibile ai nostri occhi, muovendoci verso un’azione che ne porti ad uno soddisfacimento, a differenza di un bisogno più profondo, ovvero riguardante la sfera emotiva e psicologica invece più arduo da comprendere e appagare. Inoltre, ognuno di noi porta con sé dei bisogni che sono specifici, individuali e con priorità diverse, in uno specifico momento della propria vita. Ogni bisogno parla di noi, parla della nostra personalità, del nostro essere.

Questi bisogni però, mutano durante l’arco della vita, proprio come i cambiamenti che attraversano il nostro corpo e la nostra mente.

Con l’arrivo della quarta età (dopo i 74 anni) anche la condizione psicofisica dell’individuo si modifica: tutti gli anziani o quasi, affrontano problemi di adattamento specifici, dovuti alla perdita della forza fisica e con essa anche del senso di sicurezza, di autonomia, annessi ad un aumento di rischi, tra cui quello dell’isolamento. Molti di questi cali riguardanti la sfera fisica, del funzionamento sensoriale, vanno poi a ricadere con conseguenze dirette o indirette sul piano psicologico.

Lo sperimentare la perdita di forze rende l’anziano meno sicuro di sé e accresce in lui la consapevolezza di un senso di inadeguatezza. Inoltre, ad un calo fisico solitamente si accompagna l’avvio di un calo delle funzioni psichiche.

Vi è da precisare che però non tutto viene a cadere: le conoscenze che l’anziano ha accumulato nel corso della sua vita tramite esperienze personali hanno fatto sì che costruisse un repertorio di strategie, che se continuate ad essere utilizzate nel tempo, risultano ben efficaci, mettendolo in vantaggio rispetto anche ad un individuo più giovane.

Oltre ad un possibile decadimento nella sfera fisica e in quella psicologica, è importante far emergere ciò di cui solitamente si parla raramente: il SUCCESSFUL AGING. Ma di cosa si sta parlando? 

Il Successful Aging è l’insieme di tutti quei cambiamenti positivi presenti in questa fase di vita, tra cui quello di possedere più tempo da poter dedicare alla cura dei rapporti affettivi. Così la qualità della vita di un anziano è caratterizzata da bisogni relazionali ed emotivi più intimi, che motivano l’individuo alla loro ricerca e divengono fondamentali per il suo benessere.

Se per l’anziano vi è un’integrazione di queste due tipologie di bisogni, quali possono essere invece i bisogni che porta il caregiver nei suoi confronti? Quanto può risultare complesso riuscire a percepire i reali bisogni dell’anziano?
Come riportato precedentemente, ciò che affiora nell’immediato riguarda l’offerta di cure e supporto fisico ove l’anziano non riesce più ad arrivare. Il senso di protezione e di responsabilità è centrale in questa figura, che col passare del tempo si è dovuta adattare a ricoprire questa tipologia di ruolo. Talvolta però, ciò che smuove a livello emotivo l’azione di cura del caregiver offusca la visuale completa di ciò che l’anziano invece porta con sé
andando a ridurre quello che è il suo campo dell’essere nella sua totale essenza: poter mettere ancora in gioco schemi e abitudini conservate, rendendolo così soddisfatto e riconosciuto a sé stesso e dagli altri; coltivare relazioni già presenti o crearne di nuove potendosi sentire utile e presente agli occhi altrui.

La responsabilità che grava sulla figura del caregiver rischia di alterare la visione della persona che è l’anziano con tutte le sue nuove peculiarità.

Quando la parte emotiva è presente ad alta intensità altera la percezione, così da rendere tortuoso comprendere i reali bisogni dell’anziano. Anche i bisogni stessi del caregiver sono smossi e guidati da tutto ciò che di emozionabile risiede dentro sé in quel determinato contesto.

Monica Galimberti - 
Psicologa Clinica


Ne sentiamo parlare quotidianamente e spesso sono argomento del nostro colloquiare con altri: ma in fondo, cosa si intende con “bisogno”?

“Bisogno: stato di carenza dell’organismo che muove il soggetto a compiere un comportamento rivolto ad eliminare questo stato ripristinando l’equilibrio energetico”.

Questo stato di carenza può essere inteso sia in senso fisico, sia in senso psicologico: riuscire a cogliere un bisogno fisico talvolta risulta più semplice poiché visibile ai nostri occhi, muovendoci verso un’azione che ne porti ad uno soddisfacimento, a differenza di un bisogno più profondo, ovvero riguardante la sfera emotiva e psicologica invece più arduo da comprendere e appagare. Inoltre, ognuno di noi porta con sé dei bisogni che sono specifici, individuali e con priorità diverse, in uno specifico momento della propria vita. Ogni bisogno parla di noi, parla della nostra personalità, del nostro essere.

Questi bisogni però, mutano durante l’arco della vita, proprio come i cambiamenti che attraversano il nostro corpo e la nostra mente.

Con l’arrivo della quarta età (dopo i 74 anni) anche la condizione psicofisica dell’individuo si modifica: tutti gli anziani o quasi, affrontano problemi di adattamento specifici, dovuti alla perdita della forza fisica e con essa anche del senso di sicurezza, di autonomia, annessi ad un aumento di rischi, tra cui quello dell’isolamento. Molti di questi cali riguardanti la sfera fisica, del funzionamento sensoriale, vanno poi a ricadere con conseguenze dirette o indirette sul piano psicologico.

Lo sperimentare la perdita di forze rende l’anziano meno sicuro di sé e accresce in lui la consapevolezza di un senso di inadeguatezza. Inoltre, ad un calo fisico solitamente si accompagna l’avvio di un calo delle funzioni psichiche.

Vi è da precisare che però non tutto viene a cadere: le conoscenze che l’anziano ha accumulato nel corso della sua vita tramite esperienze personali hanno fatto sì che costruisse un repertorio di strategie, che se continuate ad essere utilizzate nel tempo, risultano ben efficaci, mettendolo in vantaggio rispetto anche ad un individuo più giovane.

Oltre ad un possibile decadimento nella sfera fisica e in quella psicologica, è importante far emergere ciò di cui solitamente si parla raramente: il SUCCESSFUL AGING. Ma di cosa si sta parlando? 

Il Successful Aging è l’insieme di tutti quei cambiamenti positivi presenti in questa fase di vita, tra cui quello di possedere più tempo da poter dedicare alla cura dei rapporti affettivi. Così la qualità della vita di un anziano è caratterizzata da bisogni relazionali ed emotivi più intimi, che motivano l’individuo alla loro ricerca e divengono fondamentali per il suo benessere.

Se per l’anziano vi è un’integrazione di queste due tipologie di bisogni, quali possono essere invece i bisogni che porta il caregiver nei suoi confronti? Quanto può risultare complesso riuscire a percepire i reali bisogni dell’anziano?
Come riportato precedentemente, ciò che affiora nell’immediato riguarda l’offerta di cure e supporto fisico ove l’anziano non riesce più ad arrivare. Il senso di protezione e di responsabilità è centrale in questa figura, che col passare del tempo si è dovuta adattare a ricoprire questa tipologia di ruolo. Talvolta però, ciò che smuove a livello emotivo l’azione di cura del caregiver offusca la visuale completa di ciò che l’anziano invece porta con sé
andando a ridurre quello che è il suo campo dell’essere nella sua totale essenza: poter mettere ancora in gioco schemi e abitudini conservate, rendendolo così soddisfatto e riconosciuto a sé stesso e dagli altri; coltivare relazioni già presenti o crearne di nuove potendosi sentire utile e presente agli occhi altrui.

La responsabilità che grava sulla figura del caregiver rischia di alterare la visione della persona che è l’anziano con tutte le sue nuove peculiarità.

Quando la parte emotiva è presente ad alta intensità altera la percezione, così da rendere tortuoso comprendere i reali bisogni dell’anziano. Anche i bisogni stessi del caregiver sono smossi e guidati da tutto ciò che di emozionabile risiede dentro sé in quel determinato contesto.

Monica Galimberti - 
Psicologa Clinica

Case di riposo, rsa e case famiglia