Salute e benessere

Mese Mondiale Alzheimer: studio identifica 75 regioni del genoma associate alla malattia

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22 Ottobre 2024

In Italia sono circa 1 milione le persone affette da demenza. La maggior parte di loro soffre del morbo di Alzheimer, una complessa malattia neurodegenerativa che ha una forte componente genetica. Si ritiene infatti che la predisposizione genetica, insieme ai fattori ambientali, siano la causa della maggior parte dei casi. Lo spiega l'Associazione Italiana Ricerca Alzheimer (Airalzh), in occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer, che si celebrererà il prossimo 21 settembre.

Sebbene gli studi sulla malattia si siano evoluti molto, l'Alzheimer non ha cura. I trattamenti disponibili, quindi, mirano a ritardare i disturbi comportamentali e il declino cognitivo. Una delle principali sfide della ricerca condotta sulla malattia è cercare di comprendere meglio i fattori di rischio e identificare i processi fisiopatologici, con l'obiettivo sia di diagnosticare precocemente la malattia sia di proporre nuove terapie.

I professori Sandro Sorbi e Benedetta Nacmias, dell'Università di Firenze, sono rispettivamente ex presidente e vicepresidente di Airalzh e sono stati coinvolti nello studio del genoma di quello che è il gruppo di malati di Alzheimer più numeroso finora analizzato. Pubblicata sulla rivista Nature Genetics, la ricerca ha identificato 75 regioni del genoma associate alla malattia, 42 delle quali non sono mai state implicate nella malattia.

Se non possiamo scegliere o intervenire nella nostra genetica, è importante scegliere di agire in base al nostro stile di vita, cercando di rimanere attivi, sia fisicamente che mentalmente e socialmente. “Un corretto stile di vita comincia a tavola e prosegue nella vita quotidiana. Fatto confermato anche da una ricerca internazionale, pubblicata nel 2015, che ha analizzato le diete di oltre 2000 adulti affrontandole con l’incidenza della malattia”, conlude Sorbi. 

In Italia sono circa 1 milione le persone affette da demenza. La maggior parte di loro soffre del morbo di Alzheimer, una complessa malattia neurodegenerativa che ha una forte componente genetica. Si ritiene infatti che la predisposizione genetica, insieme ai fattori ambientali, siano la causa della maggior parte dei casi. Lo spiega l'Associazione Italiana Ricerca Alzheimer (Airalzh), in occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer, che si celebrererà il prossimo 21 settembre.

Sebbene gli studi sulla malattia si siano evoluti molto, l'Alzheimer non ha cura. I trattamenti disponibili, quindi, mirano a ritardare i disturbi comportamentali e il declino cognitivo. Una delle principali sfide della ricerca condotta sulla malattia è cercare di comprendere meglio i fattori di rischio e identificare i processi fisiopatologici, con l'obiettivo sia di diagnosticare precocemente la malattia sia di proporre nuove terapie.

I professori Sandro Sorbi e Benedetta Nacmias, dell'Università di Firenze, sono rispettivamente ex presidente e vicepresidente di Airalzh e sono stati coinvolti nello studio del genoma di quello che è il gruppo di malati di Alzheimer più numeroso finora analizzato. Pubblicata sulla rivista Nature Genetics, la ricerca ha identificato 75 regioni del genoma associate alla malattia, 42 delle quali non sono mai state implicate nella malattia.

Se non possiamo scegliere o intervenire nella nostra genetica, è importante scegliere di agire in base al nostro stile di vita, cercando di rimanere attivi, sia fisicamente che mentalmente e socialmente. “Un corretto stile di vita comincia a tavola e prosegue nella vita quotidiana. Fatto confermato anche da una ricerca internazionale, pubblicata nel 2015, che ha analizzato le diete di oltre 2000 adulti affrontandole con l’incidenza della malattia”, conlude Sorbi. 

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