Salute e benessere

Parkinson e demenza: nuova ricerca rivela collegamenti tra sintomi cognitivi precoci

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25 Ottobre 2024

La malattia di Parkinson è caratterizzata da disturbi motori causati dalla degenerazione dei neuroni che producono la dopamina nel mesencefalo. Tuttavia, spesso questa condizione è anche associata all'insorgenza di allucinazioni e deficit di memoria, che possono, in alcuni casi, portare alla demenza. I problemi di memoria che si manifestano nella malattia di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy sono legati all'accumulo di α-sinucleina, una proteina normalmente presente nel cervello, ma che, quando si accumula o aggrega, può causare la morte dei neuroni, in particolare quelli che producono la dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel controllo motorio, processi emotivi e cognitivi.

Non tutti i deficit di memoria precoci si sviluppano in demenza: talvolta scompaiono, altre volte peggiorano, rimanendo comunque circoscritti al dominio della memoria, mentre in altri casi progrediscono verso la demenza, causando una perdita di funzione in tutti gli aspetti comportamentali. Comprendere i meccanismi che regolano questi processi è quindi fondamentale per comprendere la natura e l'evoluzione dei sintomi cognitivi precoci, per il loro valore prognostico nella comparsa della demenza e per intervenire tempestivamente con strategie terapeutiche riparative.

Uno studio condotto dall'Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), dall'Irccs San Raffaele, dall'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) e dall'Università Cattolica, coordinato dalla ricercatrice Elvira De Leonibus, ha esaminato l'ipotesi che la progressione dai primi sintomi di memoria alla demenza possa essere influenzata dalla sede cerebrale in cui si manifesta l'α-sinucleinopatia, una malattia associata al deterioramento dei deficit neurologici e all'accumulo anomalo della proteina α-sinucleina nel sistema nervoso.

De Leonibus spiega che “il cervello funziona in modo tale che le diverse aree cerebrali svolgono funzioni comportamentali generalmente distinte; ad esempio, l’ippocampo è importante per la formazione della memoria a lungo termine, mentre il mesencefalo regola tutte le funzioni motorie e motivazionali, grazie al rilascio del neurotrasmettitore dopamina. La demenza implica una compromissione della maggior parte delle aree del cervello. Utilizzando un modello murino in cui è possibile aumentare l’espressione della proteina che si ritiene all’origine dei sintomi cognitivi in modo selettivo, ossia in specifiche aree del cervello, abbiamo osservato che quando l'α-sinucleinopatia ha origine nell'ippocampo provoca l'insorgenza precoce di specifici difetti di memoria e sinaptici; tuttavia, questi sintomi cognitivi rimangono stabili per mesi e non si associano a neurodegenerazione. Al contrario, quando l'α-sinucleinopatia ha origine nel mesencefalo provoca deficit sensomotori precoci, seguiti, mesi dopo, da un'insorgenza tardiva di deficit di memoria dipendenti dall'ippocampo. Si evidenzia, dunque, un quadro di compromissione comportamentale generalizzata, simile a quello della demenza umana”.  

Di conseguenza, i risultati ottenuti offrono prove significative sul piano funzionale. “La ricerca condotta dimostra che l'α-sinucleina patologica avviata in diverse aree cerebrali porta all’insorgenza di difetti comportamentali diversi, con una progressione differente, a seconda di quanto la regione cerebrale sia collegata strettamente con le altre. Le aree maggiormente connesse, come il mesencefalo, potrebbero rendere più facile la trasmissione della malattia alle altre aree del cervello e, quindi, favorire la perdita, non di una, ma di più funzioni cerebrali come avviene nella demenza”, conclude la ricercatrice. 


La malattia di Parkinson è caratterizzata da disturbi motori causati dalla degenerazione dei neuroni che producono la dopamina nel mesencefalo. Tuttavia, spesso questa condizione è anche associata all'insorgenza di allucinazioni e deficit di memoria, che possono, in alcuni casi, portare alla demenza. I problemi di memoria che si manifestano nella malattia di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy sono legati all'accumulo di α-sinucleina, una proteina normalmente presente nel cervello, ma che, quando si accumula o aggrega, può causare la morte dei neuroni, in particolare quelli che producono la dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel controllo motorio, processi emotivi e cognitivi.

Non tutti i deficit di memoria precoci si sviluppano in demenza: talvolta scompaiono, altre volte peggiorano, rimanendo comunque circoscritti al dominio della memoria, mentre in altri casi progrediscono verso la demenza, causando una perdita di funzione in tutti gli aspetti comportamentali. Comprendere i meccanismi che regolano questi processi è quindi fondamentale per comprendere la natura e l'evoluzione dei sintomi cognitivi precoci, per il loro valore prognostico nella comparsa della demenza e per intervenire tempestivamente con strategie terapeutiche riparative.

Uno studio condotto dall'Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), dall'Irccs San Raffaele, dall'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) e dall'Università Cattolica, coordinato dalla ricercatrice Elvira De Leonibus, ha esaminato l'ipotesi che la progressione dai primi sintomi di memoria alla demenza possa essere influenzata dalla sede cerebrale in cui si manifesta l'α-sinucleinopatia, una malattia associata al deterioramento dei deficit neurologici e all'accumulo anomalo della proteina α-sinucleina nel sistema nervoso.

De Leonibus spiega che “il cervello funziona in modo tale che le diverse aree cerebrali svolgono funzioni comportamentali generalmente distinte; ad esempio, l’ippocampo è importante per la formazione della memoria a lungo termine, mentre il mesencefalo regola tutte le funzioni motorie e motivazionali, grazie al rilascio del neurotrasmettitore dopamina. La demenza implica una compromissione della maggior parte delle aree del cervello. Utilizzando un modello murino in cui è possibile aumentare l’espressione della proteina che si ritiene all’origine dei sintomi cognitivi in modo selettivo, ossia in specifiche aree del cervello, abbiamo osservato che quando l'α-sinucleinopatia ha origine nell'ippocampo provoca l'insorgenza precoce di specifici difetti di memoria e sinaptici; tuttavia, questi sintomi cognitivi rimangono stabili per mesi e non si associano a neurodegenerazione. Al contrario, quando l'α-sinucleinopatia ha origine nel mesencefalo provoca deficit sensomotori precoci, seguiti, mesi dopo, da un'insorgenza tardiva di deficit di memoria dipendenti dall'ippocampo. Si evidenzia, dunque, un quadro di compromissione comportamentale generalizzata, simile a quello della demenza umana”.  

Di conseguenza, i risultati ottenuti offrono prove significative sul piano funzionale. “La ricerca condotta dimostra che l'α-sinucleina patologica avviata in diverse aree cerebrali porta all’insorgenza di difetti comportamentali diversi, con una progressione differente, a seconda di quanto la regione cerebrale sia collegata strettamente con le altre. Le aree maggiormente connesse, come il mesencefalo, potrebbero rendere più facile la trasmissione della malattia alle altre aree del cervello e, quindi, favorire la perdita, non di una, ma di più funzioni cerebrali come avviene nella demenza”, conclude la ricercatrice. 

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