Costume e Società

PNRR: le proposte di ANASTE per sostenere il ruolo delle Rsa nella cura degli anziani non autosufficienti

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25 Ottobre 2024

Il ruolo delle Residenze per Anziani nella nostra società è stato profondamente rivalutato con il passare degli anni: ad oggi esse costituiscono una realtà fondamentale per la cura dei soggetti non autosufficienti, i quali, a causa della malattia o dell’impossibilità di svolgere autonomamente le azioni della vita quotidiana, necessitano di un maggiore supporto medico ed assistenziale.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età - ANASTE, Sebastiano Capurso, ha rilasciato lo scorso 10 dicembre al quotidiano Il Tempo una dichiarazione relativa al potenziale ruolo delle Rsa come Ospedali di Comunità, proponendo molteplici interventi nel PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, al fine di incrementare l’importanza delle strutture assistenziali come fulcro per le attività sanitarie del futuro. Mediante il lavoro svolto all’interno delle Rsa, infatti, gli operatori sanitari offrono un concreto aiuto ai pazienti e ai rispettivi nuclei familiari, assicurando soluzioni valide e durature, ed erogando una rete efficace di servizi utili al benessere dei più anziani. 

ANASTE, considerando l’evoluzione demografica della popolazione italiana, ha stimato che l’innalzamento del numero di anziani potrebbe collegarsi a una probabilità più frequente di ammalarsi in modo grave: la crescita del numero di anziani non autosufficienti, che richiedono un sostegno sanitario ed infermieristico di 24 ore, fa emergere l’inadeguatezza dell’assistenza domiciliare, che per la mancanza di infermieri esperti e per l’inesperienza di parenti e familiari, conduce a considerare l’assistenza sanitaria erogata nelle residenze per anziani come la soluzione più adeguata e sicura. Come afferma il Presidente, l’ospitalità nelle Rsa è spesso l’unica alternativa per permettere ai più fragili di vivere un’esistenza quieta e serena: “la logica conseguenza induce a rafforzare le Rsa che, dimenticate da decenni nei programmi governativi con corrispettivi economici fermi da 15 anni e colpite dallo tsunami della pandemia, hanno resistito da sole, con grandissimo impiego di risorse economiche ed umane e trasformandosi in pochi giorni in reparti di isolamento per malattie infettive, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento. Le Rsa italiane hanno rappresentato l’unica salvezza per tantissimi anziani, assicurando le cure necessarie con grande efficacia”. 

Per garantire terapie assistenziali adeguate sarebbe sufficiente lo stanziamento di un nuovo finanziamento: “per potenziare le Rsa basta un decimo del miliardo di euro previsto dal PNRR; il resto va dedicato a formare i 200.000 medici, infermieri ed OSS mancanti, riducendo così del 10% i livelli di disoccupazione del Paese”.  Al fine di promuovere le Rsa come veri e propri Ospedali di Comunità, è necessario il rafforzamento delle strutture esistenti attraverso la digitalizzazione dei processi, il miglioramento della qualità dell’assistenza con un personale più formato e consapevole, e la diversificazione dell’offerta: solo mediante la valorizzazione del patrimonio di competenze e la più stretta collaborazione tra Stato-Imprese  sarà possibile raggiungere un futuro caratterizzato da maggior efficienza e dinamicità, nel rispetto dei tanti anziani malati e della loro dignità. La riprogettazione di un percorso di crescita e di sviluppo permetterà la scoperta di nuovi modelli assistenziali, capaci di assicurare il giusto uso di risorse e di favorire la rinascita dell’insieme dei servizi offerti.


Il ruolo delle Residenze per Anziani nella nostra società è stato profondamente rivalutato con il passare degli anni: ad oggi esse costituiscono una realtà fondamentale per la cura dei soggetti non autosufficienti, i quali, a causa della malattia o dell’impossibilità di svolgere autonomamente le azioni della vita quotidiana, necessitano di un maggiore supporto medico ed assistenziale.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età - ANASTE, Sebastiano Capurso, ha rilasciato lo scorso 10 dicembre al quotidiano Il Tempo una dichiarazione relativa al potenziale ruolo delle Rsa come Ospedali di Comunità, proponendo molteplici interventi nel PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, al fine di incrementare l’importanza delle strutture assistenziali come fulcro per le attività sanitarie del futuro. Mediante il lavoro svolto all’interno delle Rsa, infatti, gli operatori sanitari offrono un concreto aiuto ai pazienti e ai rispettivi nuclei familiari, assicurando soluzioni valide e durature, ed erogando una rete efficace di servizi utili al benessere dei più anziani. 

ANASTE, considerando l’evoluzione demografica della popolazione italiana, ha stimato che l’innalzamento del numero di anziani potrebbe collegarsi a una probabilità più frequente di ammalarsi in modo grave: la crescita del numero di anziani non autosufficienti, che richiedono un sostegno sanitario ed infermieristico di 24 ore, fa emergere l’inadeguatezza dell’assistenza domiciliare, che per la mancanza di infermieri esperti e per l’inesperienza di parenti e familiari, conduce a considerare l’assistenza sanitaria erogata nelle residenze per anziani come la soluzione più adeguata e sicura. Come afferma il Presidente, l’ospitalità nelle Rsa è spesso l’unica alternativa per permettere ai più fragili di vivere un’esistenza quieta e serena: “la logica conseguenza induce a rafforzare le Rsa che, dimenticate da decenni nei programmi governativi con corrispettivi economici fermi da 15 anni e colpite dallo tsunami della pandemia, hanno resistito da sole, con grandissimo impiego di risorse economiche ed umane e trasformandosi in pochi giorni in reparti di isolamento per malattie infettive, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento. Le Rsa italiane hanno rappresentato l’unica salvezza per tantissimi anziani, assicurando le cure necessarie con grande efficacia”. 

Per garantire terapie assistenziali adeguate sarebbe sufficiente lo stanziamento di un nuovo finanziamento: “per potenziare le Rsa basta un decimo del miliardo di euro previsto dal PNRR; il resto va dedicato a formare i 200.000 medici, infermieri ed OSS mancanti, riducendo così del 10% i livelli di disoccupazione del Paese”.  Al fine di promuovere le Rsa come veri e propri Ospedali di Comunità, è necessario il rafforzamento delle strutture esistenti attraverso la digitalizzazione dei processi, il miglioramento della qualità dell’assistenza con un personale più formato e consapevole, e la diversificazione dell’offerta: solo mediante la valorizzazione del patrimonio di competenze e la più stretta collaborazione tra Stato-Imprese  sarà possibile raggiungere un futuro caratterizzato da maggior efficienza e dinamicità, nel rispetto dei tanti anziani malati e della loro dignità. La riprogettazione di un percorso di crescita e di sviluppo permetterà la scoperta di nuovi modelli assistenziali, capaci di assicurare il giusto uso di risorse e di favorire la rinascita dell’insieme dei servizi offerti.

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