Costume e Società

sempre più detenuti anziani perdono la vita in carcere

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24 Maggio 2013
Giuseppe Ciulla, recluso nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino dove stava scontando un ergastolo, è morto nel pomeriggio di venerdì 18 maggio dentro al Repartino Detenuti dell’Ospedale “Molinette”, era stato trasportato a seguito dell’aggravamento delle patologie di cui soffriva.

Con questo decesso sale a 71 il numero di detenuti che hanno perso la vita da inizio anno (21 suicidi, 32 per malattia e 18 per cause ancora da accertare). 8 di loro avevano più di 65 anni e 5 avevano superato i 70 anni, il limite oltre al quale è anche possibile scontare la pena in regime di detenzione domiciliare presso una struttura sanitaria o presso la propria abitazione, come previsto dalla Legge n. 251 del 5 dicembre 2005 (legge nota come ex-Cirielli o Salva Previti).

Nonostante la norma sia entrata in vigore da oltre 7 anni, nelle carceri italiane risultano ancora 587 detenuti ultrasettantenni, mentre quelli con un’età compresa tra i 60 ed i 70 anni sono 2.489.

Ma la situazione non è una eccezione italiana, uno dei paesi con il maggior numero di anziani al mondo. Secondo un rapporto rilasciato Venerdì scorso da Human Rights Watch (Osservatorio dei Diritti Umani) negli Stati Uniti circa l'8 per cento della popolazione carceraria (124.400 detenuti) ha più di 55 anni, (nel 1995 erano il 3%).

Secondo Jamie Fellner, che ha redatto il rapporto, la ragione è da ricercarsi nelle pene lunghe e senza libertà condizionale che sono aumentate negli ultimi decenni. E' così aumentata la percentuale di quei detenuti che non usciranno dal carcere prima di raggiungere la vecchiaia.
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Per questo motivo l'Associazione degli amministratori dei Carceri Statali si sta muovendo e già si intravedono alcune soluzioni come strutture riservate ai detenuti con disabilità, programmi di hospice con l'utilizzo di compagni di prigionia volontari, ma come succede in Italia la questione non è prioritaria per le amministrazioni ed i budget sono molto limitati.

Nel nostro paese la situazione carceraria è infatti caratterizzata dal sovraffollamento, le condizioni igieniche ed ambientali sono degradate e l’assistenza sanitaria è insufficiente, per i detenuti anziani questa situazione può già rappresentare una vera e propria condanna a “morire di carcere”.

Per saperne di più:

Blog diritti umani
Human Rights Watch
Giuseppe Ciulla, recluso nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino dove stava scontando un ergastolo, è morto nel pomeriggio di venerdì 18 maggio dentro al Repartino Detenuti dell’Ospedale “Molinette”, era stato trasportato a seguito dell’aggravamento delle patologie di cui soffriva.

Con questo decesso sale a 71 il numero di detenuti che hanno perso la vita da inizio anno (21 suicidi, 32 per malattia e 18 per cause ancora da accertare). 8 di loro avevano più di 65 anni e 5 avevano superato i 70 anni, il limite oltre al quale è anche possibile scontare la pena in regime di detenzione domiciliare presso una struttura sanitaria o presso la propria abitazione, come previsto dalla Legge n. 251 del 5 dicembre 2005 (legge nota come ex-Cirielli o Salva Previti).

Nonostante la norma sia entrata in vigore da oltre 7 anni, nelle carceri italiane risultano ancora 587 detenuti ultrasettantenni, mentre quelli con un’età compresa tra i 60 ed i 70 anni sono 2.489.

Ma la situazione non è una eccezione italiana, uno dei paesi con il maggior numero di anziani al mondo. Secondo un rapporto rilasciato Venerdì scorso da Human Rights Watch (Osservatorio dei Diritti Umani) negli Stati Uniti circa l'8 per cento della popolazione carceraria (124.400 detenuti) ha più di 55 anni, (nel 1995 erano il 3%).

Secondo Jamie Fellner, che ha redatto il rapporto, la ragione è da ricercarsi nelle pene lunghe e senza libertà condizionale che sono aumentate negli ultimi decenni. E' così aumentata la percentuale di quei detenuti che non usciranno dal carcere prima di raggiungere la vecchiaia.
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Per questo motivo l'Associazione degli amministratori dei Carceri Statali si sta muovendo e già si intravedono alcune soluzioni come strutture riservate ai detenuti con disabilità, programmi di hospice con l'utilizzo di compagni di prigionia volontari, ma come succede in Italia la questione non è prioritaria per le amministrazioni ed i budget sono molto limitati.

Nel nostro paese la situazione carceraria è infatti caratterizzata dal sovraffollamento, le condizioni igieniche ed ambientali sono degradate e l’assistenza sanitaria è insufficiente, per i detenuti anziani questa situazione può già rappresentare una vera e propria condanna a “morire di carcere”.

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