Salute e benessere

Farmaci contro il diabete ritardano lo sviluppo della malattia di Parkinson

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28 Ottobre 2024

Uno studio condotto dal Centro Parkinson e parkinsonismi dell'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano ha rilevato che i pazienti che assumono farmaci anti-diabetici sviluppano il morbo di Parkinson in media 6 anni più tardi rispetto a coloro che non assumono tali farmaci. Il risultato della ricerca, che per la sua realizzazione ha avuto il contributo della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Neurology.

La ricerca, che suggerisce un ruolo dei farmaci anti-diabetici nel ritardare l'insorgenza del Parkinson, è stata condotta utilizzando la banca dati del Centro Parkinson e parkinsonismi dell'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano della Regione Lombardia, oggi con 37.000 pazienti, ed è in linea con altre pubblicazioni della letteratura scientifica che puntano sulle capacità neuroprotettive della metformina, farmaco che può essere assunto anche dai non diabetici.

Lo studio si basa su un'indagine condotta tra il 2010 e il 2019 con 8.120 pazienti assistiti presso il Centro Parkinson. Su 413 pazienti con diabete che assumevano farmaci per questa patologia, l'insorgenza del morbo di Parkinson è avvenuta in media dopo i 66 anni di età. Nel frattempo, nei restanti 7.707 pazienti non diabetici, il Parkinson si è manifestato intorno ai 60 anni.

Gianni Pezzoli, primo autore della ricerca, presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Associazione italiana Parkinsoniani spiega che “lo studio suggerisce una proprietà neuro-protettiva dei farmaci anti-diabetici e apre alla prospettiva di somministrare medicinali anti-diabete, come la metformina, che può essere assunta anche da chi non è affetto da questa patologia, in persone predisposte a sviluppare la malattia di Parkinson con l’obiettivo di ritardarne l’insorgenza. I dati raccolti sono molto significativi e spingono a indagare non solo la capacità preventiva dei farmaci anti-diabetici ma anche il loro ruolo nel ridurre la progressione del Parkinson quando è già insorto”.

Dati significativi sull'interazione tra diabete e Parkinson sono stati estratti grazie all'elevata qualità dei casi studio raccolti, che qualificano la ricerca del Centro Parkinson come possibile base per altre ricerche che si concentrino sulle proprietà neuroprotettive dei farmaci antidiabetici.

“Questa pubblicazione getta le basi per l’avvio in futuro di studi clinici comparativi molto solidi in cui somministrare i medicinali anti-diabetici alle persone che presentano i fattori di rischio del Parkinson, come la presenza della malattia in famiglia, oppure sintomi antecedenti all’esordio del morbo come l’agitazione notturna, la riduzione dell’olfatto, e anche segni ancora più generici come la stipsi e una lieve depressione”, dichiara Ioannis Isaias, direttore del Centro Parkinson e parkinsonismi dell’'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano.


Uno studio condotto dal Centro Parkinson e parkinsonismi dell'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano ha rilevato che i pazienti che assumono farmaci anti-diabetici sviluppano il morbo di Parkinson in media 6 anni più tardi rispetto a coloro che non assumono tali farmaci. Il risultato della ricerca, che per la sua realizzazione ha avuto il contributo della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Neurology.

La ricerca, che suggerisce un ruolo dei farmaci anti-diabetici nel ritardare l'insorgenza del Parkinson, è stata condotta utilizzando la banca dati del Centro Parkinson e parkinsonismi dell'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano della Regione Lombardia, oggi con 37.000 pazienti, ed è in linea con altre pubblicazioni della letteratura scientifica che puntano sulle capacità neuroprotettive della metformina, farmaco che può essere assunto anche dai non diabetici.

Lo studio si basa su un'indagine condotta tra il 2010 e il 2019 con 8.120 pazienti assistiti presso il Centro Parkinson. Su 413 pazienti con diabete che assumevano farmaci per questa patologia, l'insorgenza del morbo di Parkinson è avvenuta in media dopo i 66 anni di età. Nel frattempo, nei restanti 7.707 pazienti non diabetici, il Parkinson si è manifestato intorno ai 60 anni.

Gianni Pezzoli, primo autore della ricerca, presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Associazione italiana Parkinsoniani spiega che “lo studio suggerisce una proprietà neuro-protettiva dei farmaci anti-diabetici e apre alla prospettiva di somministrare medicinali anti-diabete, come la metformina, che può essere assunta anche da chi non è affetto da questa patologia, in persone predisposte a sviluppare la malattia di Parkinson con l’obiettivo di ritardarne l’insorgenza. I dati raccolti sono molto significativi e spingono a indagare non solo la capacità preventiva dei farmaci anti-diabetici ma anche il loro ruolo nel ridurre la progressione del Parkinson quando è già insorto”.

Dati significativi sull'interazione tra diabete e Parkinson sono stati estratti grazie all'elevata qualità dei casi studio raccolti, che qualificano la ricerca del Centro Parkinson come possibile base per altre ricerche che si concentrino sulle proprietà neuroprotettive dei farmaci antidiabetici.

“Questa pubblicazione getta le basi per l’avvio in futuro di studi clinici comparativi molto solidi in cui somministrare i medicinali anti-diabetici alle persone che presentano i fattori di rischio del Parkinson, come la presenza della malattia in famiglia, oppure sintomi antecedenti all’esordio del morbo come l’agitazione notturna, la riduzione dell’olfatto, e anche segni ancora più generici come la stipsi e una lieve depressione”, dichiara Ioannis Isaias, direttore del Centro Parkinson e parkinsonismi dell’'ASST Gaetano Pini-CTO di Milano.